Conegliano. L'ex marito di Margherita Ceschin ai domiciliari, la rabbia del fratello della vittima: «L'ha uccisa e poi piangeva assieme a noi»

Mercoledì 7 Febbraio 2024 di Maria Elena Pattaro
Il funerale di Margherita Ceschin

CONEGLIANO (TREVISO) - «L’ha fatta uccidere e poi piangeva con noi fingendo di essere dispiaciuto. Mi ha persino chiesto di comprare i fiori insieme per il funerale di mia sorella. E adesso è ai domiciliari in una casa di riposo. Non è giusto: deve stare in carcere. È un uomo senza scrupoli, potrebbe scappare.

Io non lo perdonerò mai per quello che ha fatto a Margherita». La misura è colma per Paolo Ceschin, il fratello della 72enne uccisa nel suo appartamento il 23 giugno scorso da sicari ingaggiati dall’ex marito Enzo Lorenzon. Ha appena saputo che il 79enne, presunto mandante dell’omicidio, è stato scarcerato. 

LA DECISIONE
Da ieri pomeriggio l’anziano imprenditore è agli arresti domiciliari per motivi di salute, senza braccialetto elettronico, in una residenza per anziani dell’Opitergino. Così ha deciso il gip Marco Biagetti (lo stesso che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere). Il giudice ha ritenuto sussistenti le ragioni sanitarie avanzate dal difensore, l’avvocato Fabio Crea: il 79enne soffre infatti di problemi cardiaci e renali. «Fin da quando è stato messo in carcere - spiega il legale - avevamo suggerito una collocazione ai domiciliari viste le sue precarie condizioni di salute. Probabilmente è stata decisiva la decisione del Procuratore generale della Cassazione che aveva chiesto l’annullamento con rinvio al tribunale del Riesame del provvedimento a carico di Lorenzon, dal momento che non ci sarebbero le esigenze cautelari eccezionali per tenere in carcere un ultra 70enne. Siamo soddisfatti, ci auguriamo che sia il primo passo verso una liberazione definitiva». Lorenzon attende ora la decisione del Riesame, a cui è stata rinviata l’ordinanza che aveva spedito in carcere lui e i due dominicani Juan Maria Guzman e Sergio Antonio Luciano Lorenzo. Secondo l’accusa il movente è economico: Lorenzon era stanco di versare alla ex l’esoso assegno di mantenimento: 10mila euro al mese.

LA REAZIONE
«Quell’uomo non avrà mai il mio perdono - sbotta Paolo Ceschin -. Ha pianificato l’omicidio e anche tutte le mosse successive, fingendosi dispiaciuto per la morte di mia sorella». L’uomo, assistito dall’avvocata Aloma Piazza, racconta i retroscena, indignato per l’ennesimo sfregio alla sorella e la beffa ai suoi cari. «Si è seduto al tavolo con me e con le figlie per discutere del funerale - spiega attraverso il suo legale -. Ha persino avuto la sfacciataggine di chiedermi di comprare insieme una corona di fiori per Margherita. Ho rifiutato, sapendo che le aveva fatto passare le pene dell’inferno. In chiesa, il giorno delle esequie ha inscenato un malore». Ma così male non doveva stare, secondo l’ex cognato, se pensava già a come disfarsi del Land Rover Freelander usato per riaccompagnare in Spagna i due sicari dominicani venuti appositamente per uccidere l’ex moglie. Un pensiero fatto in macchina, a voce alta, tornando dal funerale, ignaro di essere intercettato. Solo ad arresti avvenuti, Paolo Ceschin, ha unito tutti i tasselli, dando un senso a certe mosse di Lorenzon: «Quando gli inquirenti ci hanno detto che Margherita era stata uccisa, abbiamo pensato subito di nominare un avvocato per fare chiarezza. Lui è stato l’unico a opporsi, dicendo che non serviva, che bisognava lasciar perdere. Non ci ha mai chiesto scusa, non si è mai mostrato pentito». 

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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