Lascia Treviso e va a vivere in mezzo alla natura della Camargue, Giuliana Manzoni: «Qui ho trovato il paradiso e anche l'amore»

Venerdì 29 Dicembre 2023 di Elena Filini
Lascia Treviso e va a vivere in mezzo alla natura della Camargue, Giuliana Manzoni: «Qui ho trovato il paradiso e anche l'amore»

Dalla cabane che ha restaurato pazientemente insieme a Marc, suo marito, Giuliana Manzoni, 38 anni, guarda un tramonto di fuoco finire dritto dentro le bocche del Rodano. Il primo supermercato è a 40 km e d’inverno si vede solo la spiaggia, qualche animale sparuto e la bellezza della natura. Ma lei in Camargue ha scelto di vivere e lavorare. «E questa bellezza mi ripaga delle rinunce e degli inevitabili abbandoni». Il pensiero è a Treviso, la città che fino a pochi anni fa era la sua casa. E alla sua famiglia. «Per mia enorme fortuna c’è un comodo Marsiglia-Venezia super abbordabile che mi consente di tornare spesso».


Come si arriva in una terra di mezzo che è campagna e mare?
«Sono nata a Treviso e mi sono trasferita a Venezia una volta conclusi i miei studi. Dopo aver tanto studiato per diventare traduttrice ho capito che la mia vita non poteva svolgersi dietro una scrivania ed un pc, e così, una volta ottenuto il mio patentino come guida turistica, ho cominciato a viaggiare».


Famiglia?
«Borghese. Papà medico e mamma infermiera».


Poi cosa avviene?
«Nel 2017 faccio una vacanza in Camargue, dove vado spesso a mangiare in un ristorantino. Poi rientro in Italia e rompo con il mio compagno in maniera drammatica. È un momento difficile, al punto che la mia datrice di lavoro (già mi ero spostata nel mondo dei viaggi come accompagnatrice) mi dice di prendermi una settimana di ferie. Non so perché mando una mail a quel ristorantino per ritornare in Camargue. Inizia uno scambio di mail con il proprietario. Marc, questo il suo nome, viene a passare qualche giorno a Venezia e lì sboccia l’amore».


2017 anno di svolta.
«Sì. Mi ero licenziata dall’azienda, avevo ritirato fuori il patentino di accompagnatrice iniziando nel mondo del turismo da punto zero, ovvero gli arrivi in aeroporto. Ma poi per fortuna ho avuto la mia occasione».


Quale?
«Dopo aver accompagnato gruppi di visitatori in Italia e in Europa, lavorato con studenti e con adulti, ho l’onore di lavorare con la Sherman Indian School che si trova a Riverside, California, accompagnando un gruppo di studenti Nativi Americani in un tour europeo. Il progetto nasce per formare questi ragazzi alla cultura umanistica. L’esperienza che ho vissuto nel trascorrere tre settimane insieme a questi ragazzi e a Lorna, la loro insegnante, è stata molto di più di un lavoro: quel tour mi ha davvero cambiato la vita».


Perchè?
«Dopo aver scoperto le condizioni di vita precarie e le continue discriminazioni razziali che sono costretti a subire questi ragazzi, ho deciso di visitare la scuola per rendermi conto più da vicino della situazione; l’anno successivo ho ricevuto un meraviglioso benvenuto alla Sherman e, dopo aver trascorso un mese incredibile laggiù, ho deciso di devolvere una parte dei miei proventi alla scuola per aiutare a finanziare un viaggio annuale in Europa, viaggio che la maggior parte degli alunni non può permettersi di pagare».


Ma a San Diego, un anno più tardi, succede anche un’altra cosa.

«Mi sposo con Marc!».


Perché ha scelto di vivere in Camargue?
«Questa regione mi ha fatta innamorare: prima della sua natura selvaggia e degli animali che la abitano, e poi di Marc, il mio adorato marito».


Come trascorrono le giornate a Saint Marie de La Mer?
«In modo lento: lunghe camminate, poi il lavoro e lo studio, sto finendo un dottorato di ricerca sul femminismo dei nativi americani. Negli anni sono riuscita a farmi delle amicizie. La natura, la bellezza mi rigenerano».


Durante la pandemia è nato il suo primo libro.
«Avevo 36 anni, mi pareva che si fosse realizzato molto di quello che avevo sempre chiesto e quindi è nato 36 numero perfetto. Un’esperienza talmente totalizzante che ho deciso di disseppellire dal cassetto il mio vero primo libro, modellato sull’incredibile storia della famiglia di una mia cara amica, ambientata tra Venezia e lo Sri Lanka».


La sua famiglia approva?
«All’inizio non mi ha preso molto sul serio, abituata ai miei continui colpi di testa. Ora amano questo luogo e, quando possono, ci raggiungono».


Cosa si sente di dire a chi si trova incatenata in un lavoro che non ama ma ha paura?
«Bisogna imparare ad ascoltare i desideri più profondi. Io avevo bisogno di vivere in un posto bello. Di sentirmi libera e di organizzare il mio tempo. Qui ho trovato tutte le risposte che cercavo».

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 08:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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