Choc a Santa Maria del Rovere: «Il killer era stato più volte qui, Nicoleta lo aveva presentato a tutti»

Giovedì 21 Settembre 2023 di Maria Elena Pattaro
Il condominio dove abitava Nicoleta e la vicina Lucia Bizzarro

TREVISO - «Nicoleta doveva tornare a Treviso il 22 settembre, a trovare il figlio, noi amiche, gli ex colleghi. Invece non la rivedremo mai più. Sono sconvolta: è stata uccisa dall'uomo che amava. È per lui che aveva scelto di lasciare tutto e di ricominciare una nuova vita in Spagna. E pensare che sembravano così felici e innamorati. Ce l'aveva presentato un anno fa: sembrava un'ottima persona». Scorrono le lacrime in via Gasparinetti, a Santa Maria del Rovere per la tragica sorte di Nicoleta Buliga Lupo, l'infermiera romena di 51 anni che per 19 aveva lavorato all'ospedale San Camillo. La donna è stata uccisa a coltellate dal suo nuovo compagno, Ioan Corbaceri, 54 anni anche lui romeno, nella notte tra giovedì e venerdì, nell'appartamento di Castellón de le Plana dove convivevano da poco più di due mesi. Lui si è impiccato dopo il delitto. 

Ieri l'onda d'urto di quel femminicidio ha travolto in pieno il quartiere di Santa Maria del Rovere. Per oltre vent'anni quello è stato il perno della sua vita. In quei 600 metri che separano l'appartamento di via Gasparinetti dall'ospedale San Camillo si srotolavano le sue giornate di mamma premurosa e infermiera stimatissima. Fino a giugno quando Nicoleta ha deciso di cambiare vita e trasferirsi in Spagna. Per un amore che si è rivelato fatale. In quei 600 metri che separano l'appartamento di via Gasparinetti dall'ospedale San Camillo si srotolavano le sue giornate di mamma premurosa e infermiera stimatissima. Fino a giugno quando Nicoleta ha deciso di cambiare vita e trasferirsi in Spagna. Per un amore che si è rivelato fatale. In quei 600 metri che separano l'appartamento di via Gasparinetti dall'ospedale San Camillo si srotolavano le sue giornate di mamma premurosa e infermiera stimatissima. Fino a giugno quando Nicoleta ha deciso di cambiare vita e trasferirsi in Spagna. Per un amore che si è rivelato fatale.

IL LEGAME
«Nicoleta per me era come una figlia» dice Lucia Bizzarro, con un nodo alla gola. La donna abita al piano terra della stessa palazzina in cui viveva l'infermiera. «Un anno lei aveva presentato a me e alle altre vicine di casa il suo nuovo fidanzato.

Lo aveva conosciuto in Spagna, in uno dei viaggi fatti per andare a trovare una sorella che vive lì - aggiunge la vicina -. A volte lui veniva qui e si fermava per un paio di giorni. Altre volte era lei a raggiungerlo». Sembravano una coppia affiatata e felice. O almeno questa era l'impressione che traspariva dall'esterno. «Lui sembrava una brava persona: era premuroso e gentile con lei - prosegue Lucia, portandosi le mani alla bocca pensando al modo cruento in cui l'ha pugnalata a morte -. Sembrava andare tutto bene». I nuovi vicini spagnoli hanno riferito invece - stando a quanto riportato dalla stampa spagnola - che il 54enne aveva problemi con l'alcol ed era violento. «Io l'ho sempre visto sobrio, in quelle poche volte in cui ci ho parlato - commenta la vicina -. Nicoleta non era una sprovveduta: se si fosse accorta che lui era un violento non credo che si sarebbe imbarcata in un progetto di vita insieme. Ha sicuramente soppesato con attenzione la possibilità di raggiungerlo in Spagna. Si è preparata con cura: aveva studiato la lingua, preparato i documenti e alla fine ha deciso».

LA DECISIONE
Lucia ricorda ancora il giorni di tre mesi fa quando l'infermiera le ha bussato alla porta per darle la notizia. «Mi ha detto che si sarebbe licenziata dal San Camillo perché aveva trovato lavoro in Spagna». Il 29 giugno è stato il suo ultimo giorno di servizio come strumentista della sala operatoria dell'ospedale trevigiano. «L'abbiamo salutata con una festa - racconta la collega e amica Jolanta Drevec -. Era una persona buona, una collega che piaceva a tutti perché si stava bene con lei. Gentile con gli altri sanitari e con i pazienti. Era la collega che tutti volevano avere al loro fianco». Anche se era andata a vivere a 1.500 chilometri di distanza, aveva mantenuto saldi legami con Treviso, sua seconda patria. Del resto lì, nell'appartamento di via Gasparinetti abita il figlio Emanuel, ingegnere di 26 anni, nato dalla relazione con l'ex marito, da cui aveva divorziato 5 anni fa. «Ci sentivamo spesso - dice l'amica Jolanta -. Ci raccontava che andava tutto bene, che dopo il lavoro lei e il compagno andavano in spiaggia». Gli ultimi messaggi mandati agli ex colleghi trevigiani sono di martedì. «Ho lavorato molto questo mese. Sono un po' stanca. Per il resto bene. Ti chiamo un giorno. Un bacione grande». Che cosa si è incrinato a un certo punto per trasformare un apparente idillio in una tragedia? È quello che si stanno chiedendo tutti. Forse Nicoleta si era accorta di alcune crepe in quella relazione in cui aveva investito così tanto. Delle ombre che prima della convivenza non aveva scorto. O forse Ioan temeva il suo rientro in Italia e glielo ha impedito. Per sempre.
 

Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci