Incendio doloso alla Pmg di Volpago: chiesto il rinvio a giudizio per madre e figlio. La Procura: «Frode per intascare le polizze»

Martedì 2 Aprile 2024 di Redazione Treviso
Il capannone della Pmg di Volpago del Montello divorato dalle fiamme la notte del 5 gennaio 2022

VOLPAGO (TREVISO) – Incendio doloso alla Pmg di Volpago, la Procura chiede il rinvio a giudizio per madre e figlio, accusati di aver appiccato volontariamente le fiamme che il 5 gennaio del 2022 divorarono gran parte dell’azienda di logistica. Sotto inchiesta sono finiti Mirco Poloniato, 32enne di Trevignano, legale responsabile della società, e la madre Giovannina Bortolomiol, 64 anni, dipendente. A entrambi viene contestato il reato di incendio doloso, mentre Poloniato deve rispondere anche di truffa assicurativa.

Secondo gli inquirenti, infatti, avevano incendiato l’azienda per incassare le polizze, spacciando il rogo come un evento accidentale. La frode assicurativa ai danni delle Assicurazioni Generali ammonterebbe a circa 2 milioni di euro. L’udienza preliminare è stata fissata il prossimo 7 maggio, davanti al gip Marco Biagetti. 

L’azienda era priva del certificato di prevenzione incendi: lo ha accertato nel corso delle indagini il nucleo di polizia giudiziaria dei vigili del fuoco. Diversi anni fa la Pmg presentò un progetto di prevenzione incendio, al quale i pompieri diedero un’approvazione provvisoria subordinata ad alcuni lavori che però non furono mai eseguiti. i pompieri diedero un'approvazione provvisoria subordinata ad alcuni lavori, mai però eseguiti. Anche dopo il rogo del 2022 le raccomandazioni fornite furono disattese. 

Le indagini

Le indagini, coordinate dalla Procura e chiuse nei mesi scorsi, avevano visto in campo vigili del fuoco, carabinieri e guardia di finanza, ciascuno per il proprio settore di competenza. Confrontando le testimonianze, i filmati di videosorveglianza, i rilievi sullo stato dei luoghi erano emerse subito alcune anomalie. Durante i sopralluoghi erano state trovate tracce di accelerante proprio negli uffici e nessuno dei dipendenti ricordava di aver visto i fusti infiammabili nel luogo in cui gli operatori ne hanno poi trovato i resti. Anche nelle ricostruzioni fornite da Poloniato e dalla madre c’era qualcosa che non tornava. Secondo loro l’incendio era divampato dal magazzino per poi propagarsi lentamente. Invece la ricostruzione dei vigili del fuoco era diametralmente opposta. In più sia madre che figlio sarebbero stati presenti nel capannone quando è scoppiato l’incendio.

Il movente

Appurata la matrice dolosa, mancava un ultimo tassello: il movente. Ed è qui che sono entrati in gioco i finanzieri di Treviso. Le fiamme gialle hanno scoperto che entro un anno sarebbe andata in scadenza la rata di riscatto del contratto di leasing dell’immobile incendiato. Ma, secondo loro, le due società che facevano capo a Poloniato non erano in grado di onorare il pagamento. L’unico modo era incassare le polizze assicurative, che avrebbero garantito anche nuovi macchinari, arredi e attrezzature. L’immobile era stato concesso da una società di leasing trevigiana nel 2006. Il contratto prevedeva un canone mensile (15mila euro, poi diventati 40mila) e una maxi rata finale di 1,3 milioni. Saldata quella, il sito sarebbe diventato di proprietà di Poloniato.

Ultimo aggiornamento: 20:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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