Incendio all'azienda di Volpago per i soldi dell'assicurazione, mamma e figlio respingono le accuse: «Nessun problema di denaro»

Sabato 29 Luglio 2023 di Maria Elena Pattaro
Incendio all'azienda di Volpago per i soldi dell'assicurazione, mamma e figlio respingono le accuse: «Nessun problema di denaro»

VOLPAGO DEL MONTELLO (TREVISO) - «Non c’erano difficoltà economiche per saldare l’ultima rata del leasing. L’azienda aveva liquidità. Senza contare che il risarcimento assicurativo è molto più basso dell’importo necessario alla ricostruzione». Gli indagati respingono tutte le accuse, bollando come «infondato» il movente individuato dalla Procura. E cioè una truffa assicurativa che, secondo gli inquirenti, avrebbe spinto Mirco Poloniato, 31enne legale rappresentante della Pmg trasporti & logistica e la madre (e dipendente) Giovannina Bortolmiol, 63, a incendiare l’azienda. L’indennizzo assicurativo sarebbe servito a saldare l’ultima maxi rata del contratto di leasing per riscattare l’immobile: 1,3 milioni di euro.

Un importo che l’azienda non sarebbe stato in grado di pagare, secondo la guardia di finanza. Da qui le pesanti accuse: incendio doloso per entrambi e frode assicurativa per il solo 31enne. 


«AZIENDA FLORIDA»
Ma i difensori puntano a smontare l’intero impianto accusatorio: sia il movente, sia la ricostruzione delle cause dell’incendio. «Abbiamo ampiamente documentato l’assenza di qualsivoglia difficoltà finanziaria in capo alle società amministrate dal legale rappresentante di Pmg e documentato che la rata di riscatto del leasing (inizialmente fissata per il 1° febbraio 2023, ndr) era stata prorogata già prima dell’incendio al 1° maggio 2024 - spiegano in una nota gli avvocati Lodovico Fabris e Urbano Bessegato, legali di Poloniato, a cui si associa il difensore della madre, l’avvocato Fabio Busnardo che condivide la stessa linea difensiva -. Non vi era quindi alcuna difficoltà o necessità di far fronte a imminenti spese. La situazione florida è documentata dal regolare pagamento dei canoni del leasing anche a seguito dell’incendio. Addirittura negli anni precedenti all’incendio il nostro assistito ha apportato notevoli migliorie all’immobile sostenendo ingenti costi regolarmente saldati». Non c’era motivo dunque di inscenare un incendio accidentale. Tanto più che, secondo i legali, non sarebbe stato neppure conveniente. «Il risarcimento ottenibile a seguito dell’incendio è notevolmente inferiore all’importo necessario per ricostruire l’immobile nelle medesime condizioni in cui era prima dell’evento: circa 5 milioni di euro - spiegano gli avvocati -. Il movente in sostanza è del tutto infondato».


«NESSUN DOLO»
Lo stesso vale, secondo le difese, per le cause del rogo. «I rilievi dei vigili del fuoco che hanno rivelato la presenza di acceleranti nell’ufficio sono avvenuti dopo 33 giorni dall’evento, in una scena ormai contaminata - affermano gli avvocati, che alle due corpose memorie difensive depositate in Procura hanno allegato anche la relazione di un tecnico che ha evidenziato le presunte incongruenze della ricostruzione fatta dai pompieri. «Dagli atti di indagine emerge chiaramente che Poloniato al momento dello scoppio dell’incendio non era neppure presente presso il capannone, come risulta dall’analisi dei tabulati telefonici» affermano i legali Fabris e Bessegato. Mentre gli inquirenti sostengono che entrambi gli indagati erano sul posto quando è divampato il rogo. «Siamo fiduciosi di poter dimostrare l’infondatezza delle accuse - conclude l’avvocato Busnardo, legale della 63enne -. Confidiamo nell’archiviazione. E se così non sarà siamo pronti a difenderci nelle sedi opportune». Nell’eventuale processo a loro carico si preannunciano decine di parti civili: Assicurazioni Generali in primis, insieme ai clienti danneggiati, che avevano affidato le proprie merci all’azienda di logistica per consegnarle ai destinatari invece si sono trovati con il interi lotti andati in fumo.

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