TREVISO - Da dipendente modello a licenziata con l’accusa di aver rubato migliaia di elettrodomestici dai magazzini della De’ Longhi per distribuirli a conoscenti e privati o addirittura per rivenderli sottocosto. «A me non è arrivato nessun avviso di garanzia. Non ho idea - si difende Federica Z., 50enne di Ponzano, la presunta dipendente infedele, che sta combattendo una battaglia legale con il colosso per riprendersi il posto di lavoro. «Ho impugnato il licenziamento, avvenuto tre mesi fa. Con l’azienda non ho contatti da allora. E’ successo tutto all’improvviso» - prosegue la donna, che lavorava lì da decenni e fino a luglio era segretaria di un alto funzionario della De’ Longhi. Sul merito delle accuse che le vengono mosse lascia parlare il suo avvocato, a cui ha riferito che si trattava di “omaggi” aziendali, legati a operazioni di marketing. Tutto in regola, dunque. Ma l’azienda non la pensa così, tanto da aver interrotto il rapporto di lavoro. La 50enne peraltro non è l’unica. Gli accertamenti dell’azienda sul giro di regalie sospette riguardano infatti almeno altre quattro persone, tutte licenziate. «Non lo sapevo, l’ho letto sui giornali» - commenta la donna, indagata per furto aggravato dal mezzo fraudolento e dal danno ingente. Dopo la denuncia presentata dall’azienda, la Procura di Treviso ha aperto infatti un fascicolo sul caso e le indagini procedono nel massimo riserbo.
MIGLIAIA DI PEZZI
Si ipotizza che i “pezzi” usciti dal magazzino per imboccare vie non autorizzate siano almeno 6mila, per un valore di centinaia di migliaia di euro.
LE OPPOSTE VERSIONI
Gli “omaggi” sospetti sarebbero andate avanti per circa tre anni, gli ultimi prima della brusca interruzione del rapporto di lavoro. I destinatari potevano essere fornitori, espositori o anche privati. Ogni elettrodomestico però, contrassegnato con un numero di serie, veniva registrato all’uscita dal magazzino. E a un certo punto tutte quelle fuoriuscite sono saltate all’occhio, destando sospetti. A maggior ragione quando si è saputo che alcuni elettrodomestici sarebbero finiti nelle mani di amici e conoscenti della 50enne. E se l’ex dipendente sostiene che spedire o consegnare di persona omaggi aziendali rientrava tra i suoi compiti, la versione della De’ Longhi è agli antipodi. Le fuoriuscite non erano autorizzate: secondo l’azienda la donna non ha mai avuto il potere di disporre dei cosiddetti “omaggi”. Da qui l’accusa di aver violato anche il codice etico relativo ai doni, oltre a quella di aver avuto un tornaconto economico. Sul caso l’azienda continua a mantenere il massimo riserbo alla luce delle indagini in corso.