Popera, il ghiacciaio che sta sparendo nel documentario di Giovanni Carraro

Domenica 14 Novembre 2021 di Mattia Zanardo
Lungo il percorso verso il ghiacciaio

IL PROGETTO - Diradati gli escursionisti estivi, mai come in questa stagione il Vallon Popera appare agli antipodi dal clamore dei consessi internazionali con ministri ed esperti, dalla ressa mediatica, dai sit-in di protesta. Eppure è proprio qui, nel cuore delle Dolomiti, che si deve venire per toccare con mano gli effetti perversi del “bla- bla- bla” sul cambiamento climatico. Il drone scruta da vicino le pareti, fin sotto il celebre passo della Sentinella: «Si notano chiaramente le fasce di colore diverso sulla roccia, quasi come il passaggio dell’acqua alta: sono in realtà i livelli raggiunti anticamente dal ghiacciaio pensile» sottolinea Giovanni Carraro. Oggi ne sopravvive a stento qualche chiazza, smangiata dalle ghiaie. Le foto della Grande Guerra, che su questi monti visse pagine tremende ed epiche, mostrano uno spessore di cinquanta metri: sembra un’altra era geologica. Ma basta osservare anche solo una carta topografica di vent’anni fa, dov’era segnato con un’estensione ancora apprezzabile, per rendersi conto a prima vista della velocità del ritiro.

LA TROUPE

Carraro, insieme ai suoi compagni d’avventura, è salito quassù, tra Comelico, valle di Sesto, val d’Ansiei e val Fiscalina, proprio per documentare il drammatico scioglimento dei giacchi, provocato dal riscaldamento globale. Dopo le esperienze delle Tre Cime di Lavaredo, Setsass, Col Quaternà e Col dei Bos e quelle sulle Colline del Prosecco, alla fine dell’estate scorsa, la troupe guidata dal giornalista e scrittore e composta dal direttore di Telebelluno Andrea Cecchella, dallo storico Giovanni De Donà, dal geologo Gianluca Piccin e dall’operatore video Mauro Dalle Feste, ha percorso il sentiero 101 realizzando un nuovo docufilm - “Popera, gli antichi giacciai” - della serie dedicata ai due siti veneti Patrimonio dell’umanità (Carraro è socio sostenitore sia della Fondazione relativa al primo, sia dell’Associazione per il secondo). Il video sarà presentato in anteprima in un evento speciale nei prossimi giorni, per essere poi inserito nella programmazione dell’emittente bellunese. «La scelta del Popera - conferma Carraro - è nata perché lì vi sono chiare testimonianze del fenomeno del ritiro. Dei ghiacciai che fino a qualche decennio fa pennellavano le valli orientali del comprensorio, oggi non resta quasi più nulla».

LA STORIA

Ventimila anni fa nelle Dolomiti bellunesi, durante il picco della cosiddetta glaciazione wurmiana, il limite delle nevi perenni era situato tra i 1.600 e i 1.300 m di quota e le lingue ghiacciate sfociavano in pianura. Da lì, inizia un progressivo ripiegamento in tutto il pianeta. Non senza, però, periodiche inversioni di tendenza. La morena laterale alla base del “Sentinella”, mostrata anche nel film, ad esempio, è eredità di quella che i tecnici chiamano “Piccola età glaciale”, un periodo “freddo”, cominciato nel XV secolo e culminato a metà del XIX, quando gela anche la Laguna di Venezia e i londinesi pattinano sul Tamigi. «Un ghiacciaio lo possiamo definire come una grande fabbrica naturale di ghiaccio dove la materia prima è la neve - spiega il geologo Piccin nel documentario - Se fa freddo per molto tempo, il limite delle nevi si abbassa e il ghiacciaio si espande. Viceversa, quando il clima diventa più caldo, il limite si innalza e il ghiacciaio si ritira». E’ quanto sta avvenendo da più di un secolo e mezzo, con, tuttavia, un’allarmante accelerazione recente, a causa delle attività umane, su tutte le emissioni di gas serra. Il gruppo del Popera, però, è custode pure di altre storie.

IL CONFLITTO

Quelle della Prima guerra mondiale: i combattimenti tra Alpini e Kaisejager, le gesta di Sepp Innerkofler, la mitica traversata di Cima Undici da parte dei “Mascabroni”, reparto speciale delle Penne nere. Carraro e compagni raccontano soprattutto la Valanga di Selvapiana: il 24 febbraio 1916, 46 fanti della Milizia territoriale, richiamati delle classi anziane, tutti originari della Marca Trevigiana, mentre avanzava tra la neve alta e i lastroni di vetrato (altri inverni, appunto) per portare i rifornimenti agli avamposti sul “Crestòn”, vengono travolti da una valanga. Perdono la vita in undici. Quelle stesse guglie e cime, in tempo di pace, sono state poi campo d’azione di alcuni dei più forti alpinisti italiani: Dibona, Comici, Carlesso. E il Popera rimane uno degli scenari più spettacolari delle Dolomiti, anche per chi vuole avvicinarlo con una semplice camminata: il documentario propone un facile itinerario tra i rifugi Lunelli e Berti e fino al Vallon Popera, alla base dei ghiaioni, dove si trova un incantevole laghetto. Memoria e attualità. «Le Dolomiti non smettono mai di raccontare - afferma la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Mara Nemela - e in questo caso lo fanno parlando dell’emergenza di oggi e di come dovrebbe essere il nostro comportamento per preservare l’integrità non solo di questo stesso ambiente, ma dell’intero pianeta. Dobbiamo agire subito, è una responsabilità di tutti»

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