Maxi focolaio tra i macedoni di ritorno dalle vacanze, scoppia la paura per le badanti

Giovedì 26 Agosto 2021 di Mauro Favaro
Badanti ad alto rischio contagio nella Marca
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TREVISO - Ritorna la paura nelle famiglie con persone anziane e fragili assistite dalle badanti. Nella Marca sono circa 6.300. L’esplosione dei contagi da coronavirus tra chi è tornato dalla Macedonia del Nord a bordo dello stesso pulmino o della stessa auto, senza misure di prevenzione contro la diffusione del Covid, a partire dalle mascherine, fa temere una nuova scia di positività. Fino a questo momento è stato confermato il contagio di 72 persone rientrate nel trevigiano dopo aver trascorso il periodo estivo nei Balcani. E nelle ultime 24 ore nella Marca sono emersi complessivamente 200 nuovi contagi da Covid. Un numero che non si vedeva da tempo. L’appello lanciato dall’Usl è netto: «Raccomandiamo a tutti coloro che sono rientrati dalla Macedonia negli ultimi dieci giorni, e non lo avessero ancora fatto, di sottoporsi a un tampone gratuito nei Covid point». Mentre lo Spi Cgil di Treviso, il sindacato dei pensionati, chiede che il vaccino anti-Covid venga reso obbligatorio per tutti. Due persone originarie della Macedonia sono ricoverate nell’unità di Terapia intensiva dell’ospedale di Conegliano.

Si tratta di una donna di 37 anni, impegnata come badante, e di un uomo di 48 anni. Nessuno di loro si era vaccinato. Adesso sono intubati e lottano tra la vita e la morte in Rianimazione. Mentre un altro macedone si trova nell’area semi-intensiva della Pneumologia dell’ospedale di Treviso. «In questo mese di agosto in Macedonia il virus ha circolato incontrastato – allargano le braccia gli specialisti – e ora c’è il rischio di diffusione attraverso gli emigranti che erano rientrati per le vacanze».

LE COMUNITÀ
Dal canto proprio, l’Usl rassicura sui rischi di una moltiplicazione dei contagi. «Ormai il 70% dei trevigiani è vaccinato contro il coronavirus e le famiglie chiedono sempre più spesso alle badanti il certificato vaccinale», sottolinea il direttore generale Francesco Benazzi. Ma è anche vero che molti degli stranieri risultati positivi si sono sottoposti al tampone solo dopo l’emersione dei sintomi. Di conseguenza il totale delle positività è inevitabilmente calcolato per difetto. In più, tra gli stranieri c’è una scarsa adesione alla campagna vaccinale contro il Covid. «Le comunità straniere che vivono e lavorano qui hanno una scarsa propensione alla vaccinazione contro il coronavirus – specifica il direttore – di contro, invece, hanno un’alta propensione alle aggregazioni, viste le frequentazioni tra connazionali. Si tratta di una combinazione che in questo periodo è molto rischiosa».

LA PROPOSTA
Le comunità chiuse, inoltre, rendono difficile il tracciamento dei contatti. Da qui la proposta dello Spi Cgil di Treviso che punta a spazzare il campo: «Il vaccino contro il coronavirus va reso obbligatorio per tutti – scandisce Vigilio Biscaro, segretario del sindacato dei pensionati – anche noi del sindacato dovremmo far parte di questa battaglia, senza titubanze. Il libero arbitrio non può trovare spazio nel momento in cui è necessario tutelare la salute della collettività. All’epoca del colera a Napoli sono state aperte le Camere del lavoro per eseguire le vaccinazioni. È una strada che dovrebbe essere seguita anche oggi – aggiunge – per chi si vaccina il rischio di sviluppare una forma grave di malattia si riduce in modo drastico. Non dobbiamo dimenticarlo».

IL MONITORAGGIO

Oltre a chi è rientrato dalla Macedonia, in questo periodo l’Usl stra registrando un picco di contagi tra gli stranieri in generale. Sono 6 i pazienti ricoverati in Terapia intensiva negli ospedali del trevigiano: quattro sono stranieri. Tra i quali anche rumeni e cinesi. «Chiediamo alle famiglie, alle parrocchie e a tutte le associazioni che entrano in contatto con persone di origine straniera di sensibilizzarle il più possibile alla vaccinazione», apre Benazzi. L’emergenza non è finita. Al momento sono in tutto 43 i pazienti Covid positivi ricoverati negli ospedali trevigiani. E a breve partiranno i lavori per l’ampliamento dell’area semi-intensiva della Pneumologia di Treviso, che passerà da 20 a 32 posti letto. Intanto si fa appello a chi torna nel trevigiano da Paesi considerati a rischio affinché rispetti l’obbligo di quarantena di 5 giorni, l’esecuzione di un tampone per il coronavirus alla fine del periodo di isolamento e la registrazione del proprio rientro attraverso il modello online scaricabile dal sito internet della stessa azienda sanitaria.

Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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