Dicono che negli uffici della Regione del Veneto la previsione fosse di ricevere almeno duemila domande, quelle dei cittadini proprietari di terreni che non ne possono più di veder scorazzare i cacciatori sui propri fondi e che intendono avvalersi di una disposizione di Palazzo Balbi per far scattare il divieto di caccia. Ma evidentemente gli adempimenti burocratici sono tali e tanti da aver scoraggiato i più. A due settimane dalla scadenza, le domande presentate in Regione sono infatti appena 24.
«La burocrazia di cui il governatore Luca Zaia è il capo indiscusso sta affossando il diritto dei cittadini di chiedere il divieto di caccia sui propri terreni: appena 24 domande.
LA TRAFILA
La delibera numero 226 pubblicata sul Bur dell'11 marzo scorso prevede che, per chiedere il divieto di caccia nei propri fondi, l'interessato entro il 10 maggio si iscriva all'Anagrafe del settore agricoltura con l'apertura di un fascicolo presso Avepa, dopo essersi procurato lo Spid, rivolgendosi a un Centro autorizzato di assistenza agricola o agli sportelli della stessa Avepa. Quindi va presentata la domanda in via telematica compilando il modulo con un apposito applicativo, Venat. Dice Zanoni: «Da informazioni fornite al sottoscritto da Avepa risulta che, al 27 aprile, le domande depositate sono così distribuite per provincia: 1 a Padova, 7 a Treviso, 0 a Belluno, 8 a Verona, 4 a Vicenza, 1 a Rovigo e 3 a Venezia. Un risultato che non corrisponde assolutamente al numero di proprietari che vorrebbero ottenere il divieto di caccia e che è determinato da mille ostacoli insuperabili».
I CASI LIMITE
Il consigliere fa presente che nelle Regioni vicine per chiedere il divieto di caccia basta inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno allegando l'estratto mappale e il numero di particella catastale del terreno. «Qui in Veneto invece la mole di documentazioni richieste è sproporzionata con 53 pagine di istruzioni tra la delibera regionale e il modulo di Avepa. Sono stato contattato da un centinaio di cittadini: alcuni demoralizzati, altri arrabbiati, altri che a questo punto hanno deciso di arrendersi. Ci sono casi estremi, come quelli in cui i Caf di alcune associazioni agricole non si sono dichiarate disponibili alla compilazione della pratica, e altri casi in cui per avere un appuntamento con il Caf bisogna aspettare 45 giorni. Tutto questo su una finestra di appena 60 giorni di tempo». Di qui la richiesta: «Il prossimo 10 maggio scade la procedura, è indispensabile una proroga dei termini». Zanoni ha presentato al riguardo una interrogazione chiedendo se «la Giunta regionale intende rendere effettiva la possibilità per i cittadini di ottenere il divieto di caccia nei propri terreni, diritto riconosciuto dalle leggi dello Stato».