TREVISO - «Siamo stati diffamati. Ci hanno coinvolti nell'emergenza Covid di alcune case di riposo con affermazioni lesive dell'immagine della Ulss della Marca e dei suoi professionisti».
LE ACCUSE
È la presa di posizione dell'azienda sanitaria trevigiana sulle polemiche esplose dopo gli esposti presentati dai familiari di alcuni anziani, che hanno portato la procura a indagare sulla gestione dell'epidemia nelle Rsa Casa Fenzi di Conegliano e Cesana Malanotti di Vittorio Veneto. Ora l'Ulss ha affidato ai propri legali il compito di difenderla, anche a suon di querele. Nel mirino non ci sono ancora figure specifiche. Ma nel quartier generale di villa Carisi non si vuole essere accostati a ipotesi di reato connesse alle cause dei contagi e dei decessi di ospiti e operatori. «Stiamo lavorando nella massima trasparenza spiegano i legali in collaborazione con le autorità». «Forniremo alla magistratura ogni utile contributo per l'accertamento dei fatti aggiungono dall'Ulss a tal fine, sono state avviate verifiche interne per la raccolta delle informazioni e della documentazione necessarie».
LA STRATEGIA
Ad oggi ci sono tre obiettivi. Il primo è mettere a disposizione la documentazione relativa alla gestione dell'emergenza Coronavirus. Parallelamente, l'Ulss punta a partecipare con i propri esperti agli accertamenti tecnici disposti a Casa Fenzi e al Cesana Malanotti. Non da ultimo, si apre il capitolo della diffamazione. All'azienda sanitaria non sono andate giù le accuse di non aver gestito al meglio l'emergenza nei centri per anziani in questione. Il riferimento è a soggetti terzi. Ciò significa che non si andrà contro i familiari che chiedono chiarezza. «Soggetti terzi hanno coinvolto l'operato dell'Ulss sotto diversi profili. Alcune affermazioni sono risultate diffamatorie mettono in chiaro dalla direzione generale si ravvisa la necessità di assicurare nelle competenti sedi giudiziarie la migliore rappresentazione della posizione dell'azienda e la tutela dell'immagine e del buon nome dell'azienda».
NUOVA VITTIMA
Nel frattempo a Conegliano un altro nome si aggiunge alla lista degli ospiti di Casa Fenzi deceduti positivi al Covid. È quello di Pasquale Galasso, 82 anni, il decimo su cui il sostituto procuratore Anna Andreatta ha disposto l'esame autoptico condotto venerdì dal medico legale Antonello Cirnelli a Padova. L'82enne è deceduto il 31 maggio e aveva cominciato a stare male circa dieci giorni fa con l'insorgenza di una grave di infiammazione alle vie respiratorie. Ora serviranno 60 giorni per completare gli esami istologici e immunologici. Pochi i dubbi sul fatto che l'anziano sia rimasto vittima del Coronavirus: i suoi polmoni erano interessati da una vasta polmonite interstiziale. Galasso, positivo al test sierologico ma su cui non era stato effettuato il tampone ha subito la stessa sorte di Andrea Zanette di 88 anni e Giuseppe Forner di 92 anni, Gianantonio Baccin (93), Liliana Girardi Nori (95), Vincenzo Sapia (70), Livia Moretti (98), Elisa Di Gino Dolfo (92), Maria Bergo (91) e Angelo Fantucchio, 54enne siciliano che a Casa Fenzi aveva trovato lavoro da meno di due anni. Dagli esiti delle autopsie gli inquirenti trarranno indicazioni per capire come Casa Fenzi sia diventata un così vasto focolaio e come abbia ottemperato alle disposizioni della Regione e a quelle delle autorità sanitarie. È stato presentato un esposto dalla Ulss 2, accusata dai dirigenti di Casa Fenzi di aver fornito in ritardo guanti e mascherine. Oltre 33 ospiti della Rsa sono morti di Covid e l'infezione ha raggiunto il 68% dei degenti.
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