Valdobbiadene. Prosecco, guerra del nome: i ribelli formano un comitato

Domenica 3 Settembre 2023 di Claudia Borsoi
Valdobbiadene. Prosecco, guerra del nome: i ribelli formano un comitato

VALDOBBIADENE - La richiesta al Consorzio di tutela del della docg è diretta: «Rispetto della legalità e uso corretto della denominazione “Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore”».

Non a caso viene annunciata la formale costituzione, al termine della vendemmia, di un comitato che porterà avanti le istanze, a cominciare dalla vigilanza sull’uso del termine “Prosecco” da associare sempre alla dicitura “Conegliano Valdobbiadene” se riferito all’area della docg, fino a quando lo stesso Consorzio e l’associazione Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene non le avranno recepite. Sono usciti allo scoperto, mettendoci nome e faccia, i 230 firmatari del documento che da alcune settimane sta rendendo a dir poco frizzante il dibattito nel Trevigiano.

Dopo aver incontrato il 30 giugno i vertici del Consorzio (e precedentemente la presidente dell’associazione Unesco Marina Montedoro, «un incontro molto sereno»), ieri a Valdobbiadene i portavoce del gruppo - Loris Dall’Acqua (Col Vetoraz di Valdobbiadene), Stefano Pola (Andreola di Col San Martino), Maurizio Favrel (Malibran di Susegana), Gianfranco Bortolin (Le Bertole di Valdobbiadene) e Francesco Drusian (Drusian di Bigolino – hanno ribadito la richiesta di utilizzare sempre, dalle comunicazioni agli eventi, la denominazione corretta del Conegliano Valdobbiadene.

LE DICITURE

Diciture come “Prosecco marathon”, “Prosecco cycling”, “Prosecco hills”, così come la cartellonistica del Cammino Unesco, devono essere integrate con “Conegliano Valdobbiadene”. Viene esclusa solo “Primavera del Prosecco” perché l’Unpli ha acquisito dei diritti. «Le nostre richieste si possono riassumere in tre semplici parole: rispetto della legalità – sintetizza Dall’Acqua –. Chiediamo che venga esercitata, da parte degli enti preposti, opera di vigilanza e controllo di tutte le denominazioni usate anche da soggetti terzi in eventi, manifestazioni, iniziative promozionali. Serve un percorso comunicativo univoco, per limitare confusione e disorientamento del consumatore o del visitatore». «Da statuto – ricorda Pola – il Consorzio ha l’obbligo di fare tutela della denominazione Conegliano Valdobbiadene. Il Consorzio deve avere una sua importante sezione di controllo, oltre che legale, e questa sezione è totalmente mancante. Ne stiamo pagando tutti le conseguenze». «Abbiamo più volte evidenziato la falla nel monitoraggio sull’uso del nome e delle immagini del nostro territorio e la necessità di prendere posizione nei confronti di “attacchi” di vario tipo alla denominazione – aggiunge Favrel –. Il Consorzio ha prospettato l’adozione di un codice etico, sul cui contenuto però non sappiamo nulla. Inoltre ci dissociamo dalle dichiarazioni rese dalla presidente Elvira Bortolomiol a mezzo stampa: non sono state condivise».

LA FIDUCIA

Venerdì pomeriggio il Consorzio ha inoltrato una comunicazione ai 230 firmatari. «Ma non è una risposta ai nostri quesiti – evidenzia Bortolin –. Attendiamo di sapere qual è la posizione del Consorzio e cosa intende fare rispetto alle questioni sollevate». «La fiducia nei confronti del Consorzio è minima – aggiunge Drusian –, e a garanzia di qualsiasi promessa, verbale o scritta, abbiamo deciso di costituirci in comitato, aperto a tutte le aziende del territorio, che avrà lo scopo di monitorare il corretto uso del nome Conegliano Valdobbiadene segnalando eventuali difformità comunicative». «Non siamo dei guerrafondai – concludono Dall’Acqua e Drusian –, ma persone pratiche che cercano soluzioni. Nessuna diaspora e nessuna nuova denominazione: chiediamo solo legalità ed il rispetto di un territorio per le fatiche dei nostri padri. Le fratture interne non convengono a nessuno».

Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 10:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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