CASTELFRANCO - «Vogliamo vederci chiaro sulla morte di Andrea, abbiamo contattato un avvocato».
L’INTERROGATIVO
«Ma come mai ha attraversato? Non me lo spiego, poteva rimanere dov’era, andare nello sterrato dal suo lato di strada – afferma il collaboratore in un messaggio inviato alla famiglia – L’unico testimone di quello che è successo è il camionista». Da chiarire anche se il camion fosse stato riempito oltre al limite della capacità consentita di cemento e sia stato questo, insieme alla velocità, ad averlo fatto sbandare. Sul fatto stanno indagando le ambasciate che hanno avviato, tramite il console, un dialogo diretto con la famiglia Stocco. «Ci sono parecchi punti bui sulla vicenda e il camionista che ha investito mio fratello è l’unico testimone – afferma Eliana Stocco – Ho già sentito il console. Noi non possiamo andare subito tutti là, intanto ci siamo mossi da qua, abbiamo contattato un avvocato che cura principalmente le relazioni Italia e Marocco. Vogliamo fare chiarezza. Ora aspettiamo di portare a casa Andrea». Le pratiche per il rientro in Italia della salma sono già state avviate dalla famiglia e, la prossima settimana, dovrebbe atterrare a Venezia.
Sono in molti che aspettano il ritorno di Andrea Stocco a casa, anche solo per dargli l’ultimo saluto. In primis ci sono la mamma Laura Bacchin, la sorella Eliana, i fratelli Nicola, Alberto e Yunes. E tutti gli amici più stretti, Emanuele Confortin, Massimiliano Zilio e Simone Barban.
IL TRASFERIMENTO
Andrea Stocco manca da Castelfranco da quasi tre anni. La pandemia ha reso gli spostamenti difficili e lui non è più riuscito a tornare dal Marocco dove si era trasferito con il papà Sergio dopo la crisi del 2008 che aveva colpito l’azienda di carpenteria di Riese dove lavorava. A Beni Mellal ne aveva aperta un’altra, prima con il papà e dopo la sua morte nel 2013, da solo dando lavoro a diversi abitanti della zona fornendo loro anche istruzione e formazione. In Marocco ha anche trovato l’amore di Imane. Ma parte del suo cuore era rimasta in Italia, dove tornava almeno due volte all’anno prima del Covid, dalla sua famiglia, dagli amici e anche da chi in passato era stato per lui un punto di riferimento come il calcio Treville.