Cassamarca respira: 2016 in attivo
Ma la strada è ancora in salita:
forbici su teatri e università

Venerdì 30 Ottobre 2015 di Paolo Calia
Cassamarca respira: 2016 in attivo Ma la strada è ancora in salita: forbici su teatri e università
TREVISO - Uno spiraglio di luce. Dopo due anni di conti pericolosamente in rosso la Fondazione Cassamarca può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Ieri mattina il Consiglio d'indirizzo ha approvato il bilancio previsionale 2016. E sarà il primo, dopo molto tempo, con un segno positivo.



Fatti salvi gli accantonamenti previsti per legge, infatti, a Ca’ Spineda stimano di chiudere il prossimo anno con attivo di quasi un milione e mezzo di euro: per la precisione 1.489.712. L'approvazione del documento finanziario, avvenuta all'unanimità, ha spazzato alcune nuvole fastidiose. Solo un mese fa si ipotizzava un previsionale in deficit e sarebbe stato il terzo di fila dopo il "profondo rosso" del 2013, con un un segno meno pari a 5 milioni e 260mila euro, leggermente migliorato nel 2014 con un passivo di "solo" 3 milioni e 25mila euro.



Per il presidente Dino De Poli invertire la rotta era diventato un obbligo e quindi aveva avviato una razionalizzazione delle spese da lacrime e sangue. Tutto il tagliabile è stato tagliato. Fondamentale poi è stata la ristrutturazione del debito concordata con Unicredit: missione portata a compimento dal presidente dell'Appiani spa Piero Semenzato. Un'opera di cesello concretizzatasi nella rivisitazione di tutte le clausole siglate con la casa madre. E così, quello che rimane dei 200 milioni di debito, di cui 190 solo per la costruzione dell'Appiani, è stato spalmato su più anni e a tassi d'interesse più convenienti.



Soluzione che ha consentito a Fondazione di sbloccare nuovi capitali e di ritrovarsi a disposizione un milione e mezzo di euro in più ogni anno. In cambio Ca’ Spineda si è però impegnata a vendere una buona fetta del proprio patrimonio immobiliare entro il 2020 e a rinunciare ai dividendi spettanti ai soci di Unicredit che invece verranno scalati dal debito. Una manovra dolorosa ma che sta dando i primi frutti.



A pesare sul bilancio resta piuttosto il capitolo "Imposte e tasse". L'aumento dell'Ires, passata dall'1% al 21%, si è fatta sentire. Fondazione dovrà pagare 760mila euro: «Un regalo - commenta ironico un consigliere - del Governo Renzi».



Soddisfatto il presidente De Poli: «Proseguiamo nel nostro impegno - ha sottolineato - e i risultati, in costante miglioramento, lo testimoniano».
Ultimo aggiornamento: 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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