Avvocatessa rapinata, arrestato a Mestre un tunisino già accusato di tentato omicidio

Sabato 29 Febbraio 2020 di Alberto Beltrame
Avvocatessa rapinata, arrestato a Mestre un tunisino già accusato di tentato omicidio
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CONEGLIANO - Era stata avvicinata e rapinata per strada la notte di San Silvestro, mentre rientrava in albergo col compagno dopo aver festeggiato l’inizio del nuovo anno in piazza Mazzini a Jesolo, sul lungomare. Un uomo, di origini straniere, l’aveva strattonata e fatta cadere a terra, rubandole la borsa e procurandole contusioni a mano e ginocchio per una prognosi di 10 giorni. A quasi tre mesi dall’episodio giustizia è fatta per la vittima, un’avvocatessa 39enne del Coneglianese, F.C., soccorsa nella circostanza dal compagno 37enne. La polizia di Stato è riuscita ad identificare il rapinatore, e lo ha infatti rintracciato giovedì sera a Mestre, alla stazione dei treni. L’uomo, Jelassi Marwan, 33enne di origini tunisine, è stato tratto in arresto e accompagnato in carcere. Nei suoi confronti la Procura di Venezia aveva emesso un provvedimento di cattura: irregolare sul territorio italiano, era già stato arrestato e condannato per reati contro il patrimonio, per stupefacenti, e per il tentato omicidio di un connazionale, in concorso con un’altra persona, ferito nel 2014 con un coltello e lasciato in fin di vita dopo avergli procurato diverse ferite all’addome. 
L’AGGRESSIONE
L’indagine è stata condotta dagli agenti dei commissariati di Jesolo e Conegliano, che hanno ricostruito per filo e per segno, anche grazie alle testimonianze di due trevigiani sentiti formalmente dai colleghi della questura di Treviso, quanto accaduto la notte tra il 31 dicembre il primo gennaio. Attorno alle 3.15 di notte l’avvocatessa coneglianese e il compagno avevano chiesto l’intervento di una volante in via Bafile. «Abbiamo passato la serata in piazza Mazzini per festeggiare il Capodanno e stavamo tornando all’hotel dov’eravamo alloggiati - ha raccontato la 39enne -, quando siamo stati avvicinati da un uomo che, dopo aver detto poche parole, ha tentato di prendermi la borsa: mi ha strattonata e fatto cadere sull’asfalto». Il rapinatore fu costretto a desistere solo per l’intervento del compagno della donna, S.A., intervenuto in sua difesa prima dell’arrivo della polizia. L’avvocatessa venne quindi accompagnata in pronto soccorso, dove fu medicata e dimessa con una prognosi di 10 giorni. 
LE INDAGINI
I primi accertamenti avevano escluso la presenza di telecamere in zona, ma gli investigatori erano subito riusciti a risalire a due testimoni che ne avevano descritto fattezze e abbigliamento, così da tracciare un primo identikit del sospettato, personaggio già noto alle forze dell’ordine, ben conosciuto alle forze dell’ordine veneziane. Dopo i confronti con le immagini di altre telecamere presenti a Jesolo e la precisa denuncia fornita dalla vittima al Commissariato di Conegliano, gli investigatori hanno chiuso il cerchio delle indagini e ottenuto dalla Magistratura veneziana un provvedimento di cattura del presunto reo. «La misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dello straniero è stata emessa in quanto lo stesso - precisa in una nota il Commissariato di Jesolo -, indiziato del grave reato grazie alle prove raccolte, senza fissa dimora e privo di un regolare permesso di soggiorno, è stato ritenuto un soggetto pericoloso, che vive di espedienti. Infatti, è stato già arrestato e condannato per reati inerenti gli stupefacenti, il patrimonio e per tentato omicidio nel 2014 quando, in concorso con altro soggetto, colpì con un coltello un connazionale, procurandogli ferite al collo e all’addome, lasciandolo in fin di vita».
LA CATTURA
Nei confronti del 33enne tunisino è quindi scattata la caccia all’uomo: le forze dell’ordine hanno provato a rintracciarlo partendo da Jesolo, estendendo successivamente le ricerche in altre località del Veneto in cui era stato precedentemente controllato. «Giovedì sera è stato rintracciato a Mestre da personale delle volanti della questura di Venezia, che lo ha fermato, privo di documenti, nei pressi della stazione ferroviaria, in un punto noto per la presenza di soggetti dediti allo spaccio e consumo di sostanze stupefacenti - precisa il Commissariato -. Accertata la sua identità grazie alla verifica delle impronte digitali, dopo gli atti di rito, è stato associato al carcere di Santa Maria Maggiore in attesa di processo».
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