Ascopiave, la rivolta dei Comuni ribelli: «Troppe assunzioni in quota Lega e compensi alti»

Giovedì 14 Maggio 2020 di Paolo Calia
La sede dell'Asco Piave a Pieve di Soligo
TREVISO - Venti pagine di proposte e, soprattutto, domande. Anche velenose, tra cui un chiarimento sui motivi che hanno spinto il gruppo Ascopiave ad assumere nel corso degli anni molte figure in qualche modo collegate con la Lega. E poi dubbi sui curriculum dei consiglieri d'amministrazione appena nominati e sulla legittimità della lista di candidati presentata da Asm Rovigo per le condizioni di ineleggibilità di alcuni suoi componenti. Per non parlare delle proposte, a cominciare da quella di ridurre il numero dei componenti del cda da 7 a 5 e di mettere un tetto a compensi e premi per gli amministratori. Insomma: un documento esplosivo quello preparato dai sindaci dei comuni ribelli (Spresiano, Mareno, Trevignano, Giavera, Pieve di Soligo, Segusino, Follina e Riese), quelli che non hanno accettato il nuovo statuto di Asco Holding e sono usciti dall'assemblea cedendo le quote per essere pagati con azioni della quotata Ascopiave. E che adesso puntano a scardinare un sistema di governo della società che, secondo loro, non sta portando alcun beneficio. E il primo colpo di piccone sono proprio quelle 21 pagine ieri ufficialmente inviate a Pieve di Soligo perché vengano esaminate e discusse nell'assemblea degli azionisti in programma il prossimo 29 maggio.
ASSUNZIONI
Nel documento si parla delle assunzioni e del rispetto del Codice Etico della società. Dopo aver sottolineato come il «nuovo capo del personale appaia figura eccentrica rispetto ai curricula che ordinariamente caratterizzano le figure apicali delle società quotate relativamente alla gestione del personale», gli otto sindaci affondano il colpo: «Si osserva parimenti che, per singolare coincidenza, tra i dipendenti del Gruppo vi siano il segretario provinciale della Lega, sindaci in carica, sindaci appena cessati dalla carica, congiunti di esponenti leghisti di primo e secondo piano. Si chiede se quanto riportato sia frutto di casualità e se nelle politiche di assunzione vengano rispettati i principi sanciti nel Codice Etico della Società. Al fine di evitare malevole interpretazioni e letture che portano a dare della società una visione non positiva da parte delle comunità in cui la società opera parrebbe opportuno rendere maggiormente trasparenti i processi di ricerca e di selezione del personale».
MODIFICHE
La battaglia riguarderà anche i compensi. Asco Holding, socio di maggioranza, ha proposto di aumentare la quota destinata agli stipendi di presidente del cda e consiglieri da 300mila a 380mila euro lordi all'anno. I sindaci invece ribattono che, considerato anche il momento storico, complessivamente il cda non possa guadagnare più di 200mila euro lordi. «Un aumento del costo del consiglio di amministrazione non pare giustificabile in considerazione dell'attuale momento di crisi legata all'emergenza Covid 19». E lo stesso vale anche per i premi. Nell'ultimo anno al presidente del cda è stato riconosciuto un bonus di 1,4 milioni di euro. La proposta è di fissare un tetto massimo di 500mila euro ai bonus previsti per gli amministratori. Infine la proposta di ridurre il numero dei componenti del cda da 7 a 5 e di tenere sempre separati i ruoli di presidente e amministratore delegato.
DUBBI
E poi le domande mirate. Nel mirino ci finiscono alcuni consiglieri d'amministrazione, da poco nominati. La prima è Greta Pietrobon, avvocato. I sindaci chiedono un chiarimento su una discrepanza: «La candidata consigliere Greta Pietrobon riporta la sua iscrizione all'Ordine degli Avvocati di Treviso nel mese di novembre 2014 e quanto presente sul sito dell'Ordine degli Avvocati di Treviso in cui la succitata iscrizione è datata 25 marzo 2019». Poi tocca a un veterano come Enrico Quarello, ex segretario provinciale del Pd arrivato al terzo mandato e presentatosi come candidato indipendente. E proprio sulla qualifica di indipendente che si concentrano le domande. Il dubbio è come si possa considerare indipendente chi «risulta essere membro del comitato esecutivo della controllata di importanza strategica AP Reti Gas s.p.a., che si occupa di distribuzione». Non viene risparmiata nemmeno Maria Chiara Geronazzo, pure lei presentatasi come indipendente anche se, sottolineano i ribelli, «assessore di Valdobbiadene (comune che detiene 2,2% della azioni di Asco Holding) oltre che «esponente del partito che governa la maggioranza dei comuni soci di Asco Holding e il cui segretario regionale è intervenuto, anche sulla stampa, per dare indicazioni in merito alla gestione della società». Proposte e domande affilate, precise: la scintilla di un nuovo, durissimo, scontro nella galassia Asco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci