Accoltellata mentre fa jogging, il suo aggressore in libertà vola a Londra. Giudici "assolti" dalla Cartabia: «Nessun errore"

Mercoledì 19 Ottobre 2022 di Angela Pederiva
Marta Novello
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VENEZIA - Il rilascio dell'accoltellatore di Marta Novello non è avvenuto per colpa dei magistrati. Questo almeno è l'esito della pre-ispezione disposta dalla ministra Marta Cartabia sul caso del 15enne di Mogliano Veneto, che in estate era uscito dal carcere minorile e aveva raggiunto la madre a Londra, per un presunto svarione nel provvedimento di trasferimento alla comunità di recupero.

Nella ricostruzione della vicenda, comunicata dalla titolare della Giustizia all'ex deputato (e ora senatore) Pierantonio Zanettin, quell'elemento non viene nemmeno citato: piuttosto emerge che l'inghippo si sarebbe verificato dopo la trasmissione dell'atto ai Servizi sociali dell'Ulss 2 Marca Trevigiana.

LE TAPPE
L'aggressione avviene il 22 marzo 2021, quando il ragazzino colpisce alle spalle Marta mentre sta facendo jogging, sferrandole 23 fendenti al viso, al torace e all'addome. Per l'accusa di tentato omicidio pluriaggravato e tentata rapina aggravata, e dopo aver ottenuto il riconoscimento del vizio parziale di mente, il 14 dicembre lo studente viene condannato dal Tribunale per i minorenni a 6 anni, 8 mesi e 4 giorni, scesi a 5 anni in Appello il 1° aprile. La stessa Corte redige l'ordine di scarcerazione provvisorio indirizzato al direttore dell'Istituto penale per i minorenni di Treviso, dove l'imputato in quel periodo è recluso, fissando al 21 luglio la scadenza del termine di durata massima della custodia cautelare in carcere. Il difensore Matteo Scussat presenta ricorso in Cassazione, tanto che l'udienza è in calendario per il prossimo 17 novembre.
Nel frattempo il 19 luglio il Tribunale accoglie la richiesta della Procura di applicare il collocamento dell'adolescente, in quel momento detenuto a Napoli, «in una struttura idonea con adozione di provvedimenti provvisori al fine di evitare la reiterazione di gravi condotte illecite». Ma il 4 agosto l'avvocato Alberto Barbaro, che assiste la famiglia Novello, fa sapere che il 15enne è già uscito di prigione ed è ormai volato in Gran Bretagna, a causa di uno sbaglio nella notifica: 20 settembre, anziché 20 luglio, come termine ultimo entro cui comunicare al diretto interessato il trasferimento alla comunità.

GLI ACCERTAMENTI
In quelle ore il vicentino Zanettin deposita un'interrogazione in cui ritiene «tanto inverosimile quanto inaccettabile che tale soggetto, la cui pericolosità sociale è evidente, sia a piede libero appena sedici mesi dopo aver quasi ucciso, con particolare ferocia, una incolpevole vittima». Il forzista chiede così alla ministra Cartabia «se non ritenga di valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio di attività ispettive». Nella stessa giornata la Guardasigilli chiede all'ispettorato di svolgere «i necessari accertamenti preliminari, formulando all'esito valutazioni e proposte».
Il risultato di quegli approfondimenti viene svelato nella risposta dell'esponente del Governo inviata alla Camera all'inizio della nuova legislatura. Sulla scorta dei fatti così ricostruiti, Cartabia riferisce che «emerge l'insussistenza del denunciato ... errore sulla data di scadenza dei termini di custodia cautelare... commesso dai magistrati della Corte di Appello di Venezia sezione minori nonché di una eventuale responsabilità di costoro nell'elusione», da parte del 15enne, «del provvedimento di collocamento in comunità». Quell'atto, sottolinea la ministra, «era di per sé immediatamente esecutivo ed era stato correttamente inoltrato dall'Autorità giudiziaria al servizio sociale della Ulss 2 Marca Trevigiana ai fini della applicazione dello stesso». Cosa sia successo dopo, non viene specificato. La titolare della Giustizia conclude che «non si può riconoscere alcun mancato rispetto dei termini processuali ovvero altri profili di responsabilità disciplinare a carico dei magistrati della Corte di Appello di Venezia sezione minori in ipotesi idonei a giustificare ... l'esercizio di attività ispettive... di competenza di questo Dicastero». Ma allora di chi è stata la colpa?

 

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