Siccità, agricoltori in ginocchio: «La peggiore annata della nostra vita, costretti a vendere tutto»

Mercoledì 13 Luglio 2022 di Marco Scarazzati
I produttori d'aglio del Polesine

ROVIGO - I fratelli Rizzato hanno tre diverse aziende agricole, ubicate tra Frassinelle e Polesella. Coltivano mais, barbabietola da zucchero e soia in rotazione, oltre a dieci ettari di aglio. Roberto Rizzato mostra i suoi campi di aglio bianco, eccellenza polesana, 400 ettari coltivati in provincia di Rovigo, che costituiscono l'85% della produzione veneta. «Facevamo 10 quintali, ma quest'anno ne porteremo a casa tre o quattro al massimo - spiega sconfortato - I bulbi sono piccolissimi, perché senza pioggia non si sono sviluppati. Valevano 285 euro al quintale, ma l'industria ci ha già detto che ce li pagherà meno, e intanto i costi sono triplicati. Siamo alla quarta generazione, la mia famiglia ha sempre coltivato aglio. Ma penso che questa sarà l'ultima estate. Un'altra annata così, senza reddito, non possiamo permettercela, dovremmo vendere i beni di famiglia per sopravvivere».

MAIS DA BUTTARE
Stefano Rizzato ha grandi distese di mais. Tutto giallo. Le pannocchie non si sono sviluppate: sono meno della metà e, al posto delle 700 cariossidi prodotte in annate normali, se ne contano una cinquantina. I trattori nei campi stanno trinciando tutto: «Non c'è più niente da salvare. Manderemo tutto al digestore di Guarda Veneta, che produce biogas. E questo significa che prenderemo 280/300 euro per ettaro, quando nelle altre stagioni prendevamo 3.000 euro ad ettaro per il trinciato. Solo il seme costa 250 euro. Come facciamo a starci dentro?» «Ho 57 anni - prosegue disperato Stefano - è l'annata peggiore della mia vita. So già che non farò più aglio, ma non so neanche cosa farò con il mais, perché dicono che le prossime estati saranno come questa. Ho già perso il 40% di grano e vedo male anche le barbabietole da zucchero. Cosa faremo? Pianteremo solo le colture autunno-vernine, che si raccolgono prima dell'estate? Una cosa è certa: non ci è mai successo di irrigare incessantemente per quattro mesi. Ma adesso non potremo più farlo, perché, con gli attuali prezzi del gasolio - praticamente raddoppiati - non è economicamente sostenibile».
Qualche chilometro più in là, ad Arquà Polesine, c'è l'azienda di Giorgio e Amedeo Rizzi. Dieci ettari di grano, con perdite attuali del 50% e dieci ettari di mais, con perdite dell'80%. «Qui non faremo più mais - ammette desolato Giorgio Rizzi - L'acqua non arriva, con estati come questa è impensabile continuare con questa coltura.

La trebbiatura costa più di quanto si guadagna con la resa, quindi conviene trinciare, che ha un costo anche quello».

AGLIO INVENDIBILE
Enrico Suriani, produttore e commerciante di aglio bianco polesano dop con sede a Rovigo, che vende a grossisti e grande distribuzione, afferma con amarezza che «tutto l'aglio del territorio è in grave sofferenza; non è cresciuto, i bulbi sono minuscoli. E si fatica a venderlo anche perché è un momento difficile sul mercato europeo e mondiale: ci sono troppe giacenze in frigo a causa del calo dei consumi, perciò la domanda è bassa. È un disastro».

Ultimo aggiornamento: 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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