Rovigo, l'acqua salata "brucia" i campi: in pericolo la produzione di riso nel Delta

Venerdì 8 Luglio 2022 di Anna Nani
Campi riarsi in Polesine

ROVIGO - Il mare si sta riprendendo i terreni che la Bonifica aveva reso fertili e coltivabili? Se lo stanno domandando dall’azienda agricola Moretto le cui terre si trovano in località Cassella a Porto Tolle, dove il raccolto è a rischio a causa della siccità e per la risalita del cuneo salino. «Le nostre risaie sono senz’acqua – racconta Elisa Moretto socia Coldiretti -. Avendo chiuso tutte le bocche che dal Po portano acqua dolce nelle canalette di scolo dato che qui ormai è solo acqua salata, noi ci siamo ritrovati a non avere la possibilità di riallagare le risaie».

PRODUZIONE BRUCIATA

La coltivatrice diretta spiega ancora: «Siamo riusciti a seminare, abbiamo allagato come di consueto, una volta che il riso ha germogliato lo abbiamo lasciato asciugare così che la piantina si rinforzasse. A quel punto avremmo dovuto procedere con il riallagamento degli appezzamenti, ma, ahinoi, l’acqua era già salata e quindi ci troviamo con circa 24 ettari di risaia su 46 quasi interamente bruciati».
Una situazione che ha quasi dell’inverosimile per un’azienda che sui 72 ettari coltivabili, ne ha 46 a risaia il cui prodotto viene lavorato nella pileria di nuova generazione che è stata realizzata alcuni anni fa. «In questa stagione la piantina dovrebbe essere di un verde intenso, invece è marrone – prosegue l’imprenditrice che gestisce l’azienda col fratello Luigi e i cugini Monica ed Enrico -. L’ideale sarebbe che cominciassero un po’ di piogge, senza far danni, ci accontenteremmo pure che arrivasse dell’acqua dolce dal Piemonte così da poterla mescolare usando le pompe, ma non ce n’è».

I TENTATIVI

L’azienda portotollese le ha tentate tutte per cercare di risolvere la criticità rivolgendosi anche ad aziende specializzate per l’eventuale acquisto di un dissalatore: «Purtroppo nessuno è riuscito ad aiutarci. Siamo tutti nelle stesse condizioni, l’acqua a disposizione è praticamente nulla rispetto alle esigenze che ci sarebbero». Un colpo non di poco conto per un’impresa che basa il suo vissuto su questo tipo di cereale: «Avendo il laboratorio per la lavorazione e trasformazione in questo momento ci ritroviamo spiazzati – sottolinea ancora Moretto -. Perché se si trattasse di un erba infestante o di un fungo sapremmo come gestirlo e come intervenire, ma qui siamo costretti ad aspettare i tempi della natura».
Anche se forse per il futuro una soluzione potrebbe esserci per garantire acqua al settore agricolo: «Il fatto di avere una riserva di acqua magari sotto forma di bacino idrico su cui poter contare in queste situazioni sarebbe di vitale importanza. La speranza è che si tratti di un anno così, anche se nel 2003 la situazione non era tanto grave e che nel futuro si trovi una soluzione di qualche tipo, se la natura non dovesse riprendersi. L’estate è ancora lunga per essere arrivati ai primi di luglio con questo tipo di problematiche. La mia paura è che il mare abbia deciso di riprendersi quella terra che una volta era sua».

NONNO PIONIERE

Elisa Moretto ricorda così il nonno Stefano: «È arrivato qui negli anni 50 poiché gli era stato assegnato un appezzamento dall’Ente di sviluppo agricolo veneto. È stato uno dei primi assegnatari qui in Cassella, ha lavorato tantissimo per questa terra. L’azienda è poi cresciuta con i suoi figli, fino ad arrivare a noi: io e mio fratello Luigi abbiamo deciso di lasciare il posto fisso per tornare ad occuparci dell’impresa con i nostri cugini. Nonostante le difficoltà che stiamo passando siamo fieri di questa scelta, abbiamo tante soddisfazioni ma ora pure qualche preoccupazione in più».
 

Ultimo aggiornamento: 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci