Picchia mendicante al semaforo con un bastone di ferro: 5 mesi di carcere

Martedì 17 Dicembre 2019 di Francesco Campi
Giovanni Romagnollo durante una delle sue protesta contro la micro-criminalità
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ROVIGO - Quando un mendicante si è avvicinato al suo furgone, chiedendo l’elemosina, con una mano protesa verso il finestrino e l’altra che reggeva un cartello con la scritta «aiutatemi ho perso lavoro ho due bimbi molte grazie», è sceso per andare verso di lui. Ma non per soddisfare la sua richiesta di qualche moneta, bensì per bastonarlo, utilizzando un tubo metallico lungo circa un metro. Un’aggressione tanto improvvisa quanto immotivata, visto che i due non si erano mai visti prima. Per questo, al termine delle indagini, la Procura ha trovato la possibile spiegazione in una motivazione di ordine xenofobo. Giovanni Romagnollo, 52 anni, antennista di Rovigo, già salito alla ribalta delle cronache per le sue proteste contro furti e accattoni all’ospedale, si è trovato a processo con l’accusa di lesioni aggravate dall’uso di arma, ma soprattutto da finalità di discriminazione o di odio etnico,  nazionale, razziale o religioso, nonché dell’ipotesi di reato di minacce, sempre aggravate dall’uso di arma. Infatti, oltre ad aggredire il 38enne di origini serbe che stava chiedendo l’elemosina al semaforo, il 52enne, quando una donna, che ha visto quello che stava accadendo ed è intervenuta cercando di fermarlo, si sarebbe rivolto a lei, sempre brandendo il tubo e urlandole minacciosamente: «Fatti gli affari tuoi, altrimenti te lo do in testa».
FERITE LIEVI
Nell’aggressione, il mendicante, un 38enne residente a Malalbergo, in provincia di Bologna, non aveva comunque riportato lesioni particolarmente gravi. Nel referto medico la diagnosi è di “algie diffuse in sede di trauma da riferita aggressione”, mentre la prognosi era stata di appena 5 giorni. L’uomo non si era costituito parte civile. Il tutto risale al 26 ottobre dello scorso anno e ieri è arrivato a conclusione il processo di primo grado.
L’accusa, con la requisitoria del viceprocuratore onorario Marika Imbimbo, aveva chiesto una condanna dell’imputato ad una pena di 8 mesi, sottolineando come fossero emerse prove della colpevolezza del 52enne riguardo alle accuse che gli erano mosse, compresa la contestata aggravante delle motivazioni di odio etnico-razziale alla base del gesto. La difesa, affidata all’avvocato Massimo Bellinello, è riuscita a far cadere l’aggravante e ad ottenere la riqualificazione del reato di lesioni in percosse, ma nel dispositivo della sentenza che è stata pronunciata ieri dal giudice Raffaele Belvederi, c’è stato comunque un passaggio significativo, perché la pena di 5 mesi non è stata sospesa con la condizionale, proprio per una valutazione in merito alla matrice ideologica reato. «Sicuramente è un successo – spiega l’avvocato Bellinello - che sia stata riconosciuta l’insussistenza dell’aggravante delle motivazioni razziste, ma la mancata sospensione condizionale nei confronti di un incensurato è una contraddizione: valuteremo l’appello».
Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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