Bar e ristoranti nel caos, le norme per la riapertura non potranno essere applicate in tutti gli esercizi

Venerdì 15 Maggio 2020 di Roberta Merlin
I cartelli in centro a Rovigo che annunciano la riapertura dei negozi
ROVIGO - Sono arrabbiati e preoccupati i baristi e i ristoratori della città. A tre giorni dalla tanto attesa riapertura, non hanno ancora le regole certe su come gestire spazi e servizio. «Sto ricevendo decine di telefonate di esercenti disorientati e angosciati dal fatto che il Governo non abbia ancora emanato il decreto su cui dovrà basarsi il protocollo per la riapertura – spiega Bruno Meneghini di Ascom Confcommercio -. Tra i proprietari dei locali sta regnando il caos: non sanno come distanziare i tavoli, li spostano, fanno delle prove basandosi su quella che, per il momento, è solo una bozza del protocollo Inail».
LA RINUNCIA
Alcuni ristoratori ieri hanno addirittura comunicato all’associazione di categoria la decisione di non riaprire a causa non solo delle regole eccessivamente rigide per quanto riguarda il distanziamento interpersonale, ma anche proprio per la mancanza di informazioni chiare sulle modalità di apertura. «Almeno quattro locali della provincia, di cui uno in città, lunedì non rialzeranno la saracinesca – spiega il coordinatore Ascom dei baristi e ristoratori - A fare paura la distanza tra i tavoli che, se confermata di 2 metri, porterà a una riduzione di un terzo dei posti a sedere. Un dramma per le attività che comunque avranno bisogno dello stesso personale per garantire la sanificazione continua del locale».
REGOLE SANITARIE
L’igienizzazione del bancone, secondo le nuove regole contro il Covid-19, dovrà infatti avvenire due volte al giorno. Ogni qualvolta poi un tavolo verrà liberato, dovrà essere effettuata un’accurata pulizia anche delle sedie prima di fare accomodare un altro cliente. Non solo. Tra le regole rigide anche quella della igienizazzione della cassa al termine di ogni scontrino se utilizzata da più persone. «Questo – spiega Meneghini – comporterà una riorganizzazione del personale, ossia c’è chi sarà adibito solo alla cassa e chi a preparare e servire». «Non è invece obbligatoria – fa sapere il portavoce dell’Ascom – la pulizia del locale effettuata da una ditta specializzata. Prima di riaprire i ristoranti e i bar potranno dunque essere sanificati dai proprietari utilizzando i prodotti indicati, considerati idonei a eliminare il virus».
LE MASCHERINE
Sul fronte dell’obbligo di utilizzo delle mascherine il funzionario di Confcommercio chiarisce: «Molti esercenti mi stanno chiedendo quale mascherina potrà essere utilizzata dal personale di bar e ristoranti. Secondo il protocollo c’è l’obbligo di indossare la mascherina chirurgica, dunque di un Dpi certificato. Per il momento le indicazioni dell’Inail sono queste». Bandite dunque mascherine fatte in casa o all’ultima moda: la cosiddetta mascherina “fashion” potrà, semmai, essere portata sopra a quella chirurgica che, secondo le normative sanitarie, dovrà obbligatoriamente essere utilizzata da chi prepara e serve cibo e bevande.
NUOVO INIZIO
La ripartenza di lunedì non sarà un ritorno alla normalità, ma l’inizio di una nuova realtà anche dal punto di vista della clientela. «Gli esercenti dovranno prepararsi a una clientela diversa – spiega Meneghini - In molti infatti sono impauriti da questo virus e per un periodo non frequenteranno i locali pubblici. Ci sarà inoltre una domanda molto più esigente e attenta, le recensioni sul rispetto delle regole e sulla sicurezza di un bar o un ristorante saranno determinanti per ottenere la fiducia della gente che prima di scegliere anche solo dove fare colazione valuterà i nuovi indicatori». Ecco che per i locali sarà importante aprire un dialogo e una collaborazione continua con il cliente. «L’Ascom Confcommercio – fa sapere Meneghini – ha pensato ad una applicazione per smartphone che potrà essere utilizzata dai locali proprio per comunicare con il cliente, il quale, ad esempio potrà chiedere se il locale è pieno, quale tavolo è libero, valutare se effettuare la prenotazione o preferire il take away». A sopravvivere, spiega il funzionario di Confcommercio, «saranno gli esercenti in grado di adeguarsi al cambiamento e alle nuove modalità di fare ristorazione». Insomma, tornare alle vecchie abitudini che hanno caratterizzato, fino a marzo, la nostra vita, non sarà più possibile in quanto le regole sanitarie resteranno in vigore a lungo.
«Il consiglio – conclude Meneghini – è quello di non abbandonare il take-away e la consegna a domicilio. La gente infatti si è ormai abituata, anche chi non aveva confidenza con gli strumenti tecnologici si è adeguato».
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