Sacca Scardovari, rase al suolo 50 cavane: pescatori in ginocchio

Giovedì 14 Novembre 2019
Sacca Scardovari, rase al suolo 50 cavane: pescatori in ginocchio
Il mattino dopo non ci sono parole, soltanto il rumore del vento e del mare, misto a quello dei mezzi che sono già intervenuti per cominciare a sistemare la Sacca degli Scardovari, travolta per la terza volta in poco più di un anno dalla violenza del maltempo. La scena che si presenta è irreale, quasi apocalittica: la stragrande maggioranza delle cavane, le tipiche baracche di legno dei pescatori, sono state rase al suolo. Per una che è in piedi, almeno nove sono cadute. Il totale di questa mattanza è di 57 cavane distrutte su 70, di cui però la maggior parte non è in sicurezza e quindi praticamente inutilizzabile. Alla conta dei danni iniziata alle 7 del mattino, devono sommarsi le barche affondate, i pontili distrutti: dei tre, soltanto quello di Santa Giulia sembra illeso, mentre quelli di Barricata e Tre camin non sono più praticabili. A tutto ciò devono aggiungersi i danni agli allevamenti delle cozze sia dentro la laguna che a mare, questione da quantificare considerato che a causa del mare grosso, i pescatori non sono ancora riusciti ad andarli a controllare.
COME UN TORNADO
Tutto è cominciato con una semplice perturbazione e l'alta marea incessante. Verso le 20.30-21 di martedì sera, qualcosa è cambiato. Ha cominciato a soffiare l'Ostro, un forte vento da sudovest che in coincidenza con l'acqua alta (si parla di un livello di oltre un metro e mezzo) ha fatto il resto e attorno alle 22 la forza della natura ha cominciato il suo pericoloso spettacolo, travolgendo quanto era sul proprio cammino e lasciando solo una lunga scia di detriti dove prima sorgeva una sorta di villaggio incantato fatto di capanne di legno. I pescatori corsi per vedere cosa stava succedendo, raccontano di onde altissime che arrivavano fino alla strada e il ricordo è andato immediatamente all'alluvione del 1966. «Quella volta gli argini erano più bassi - puntualizza Emanuele Finotti, vicepresidente del Consorzio - per fortuna ora sono più imponenti».
Il pensiero è andato dritto a cosa sarebbe potuto accadere se fosse capitato di giorno, anziché di notte. «Se fosse capitato nelle ore diurne, saremmo stati qui a piangere altro, perché l'istinto del pescatore è di mettere in salvo la propria attrezzatura per quanto può», commenta l'altro vice, Andrea Natali. «L'effetto della marea con il vento è stato qualcosa che non mi era mai capitato di vedere in maniera così forte - testimonia Fabrizio Boscolo, presidente della coop Villaggio Pescatori - purtroppo si tratta di un fenomeno che comincia ad accadere spesso, sembrava una sorta di tornado. L'acqua è cresciuta velocemente ed altrettanto velocemente è scesa. Un evento così strano non l'avevo mai visto».
NOTTE DI LAVORO
Una lunga notte che ha tenuto con il fiato sospeso e che ha visto intervenire immediatamente la Polizia locale, con l'amministrazione che ha attivato la Protezione civile a supporto e il sindaco Roberto Pizzoli, insieme alla sua vice Silvana Mantovani e l'assessore Raffaele Crepaldi scendere in campo a fianco della propria gente per controllare cosa stesse succedendo. «Vedere delle persone di 70 anni piangere per aver perso tutto è la cosa che fa più male in assoluto. Noi fortunatamente abbiamo avuto una catastrofe strutturale, ma non abbiamo avuto nessuna vittima come purtroppo so essere successo nel Veneziano», racconta il primo cittadino che già nella notte si è messo in contatto con Prefettura e Questura, per non parlare della Regione con cui, nella mattinata di ieri, ha avviato la procedura relativa allo stato di crisi.
«Il problema è l'effetto domino per la pesca - spiega Mantovani - questo 2019 è sicuramente un anno da dimenticare per il Consorzio e i pescatori che dovranno dimostrare ancora una volta di essere resilienti. Ora la preoccupazione è per venerdì». Se oggi è atteso il bel tempo, da domani le cose potrebbero cambiare con l'arrivo dello Scirocco, ma soprattutto della piena del Po con tutto ciò che ne consegue. «Un eccesso di acqua dolce in laguna può dare problemi per le vongole - evidenzia Finotti - in laguna del Barbamarco per fortuna non ci sono stati problemi, ma qui in Sacca, che è la zona più produttiva, oltre alla perdita delle cavane bisogna tenere d'occhio la situazione dell'acqua dolce».
Anna Nani
Ultimo aggiornamento: 15:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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