PONTECCHIO POLESINE - L’osteria “Morin” di Pontecchio Polesine sarà inserita nel nuovo volume enogastronomico “Non sono quelli delle stelle” di Arrigo Cipriani, il più famoso ristoratore italiano nel mondo, proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia. Nel libro sono state selezionate oltre 200 trattorie e ristoranti del Triveneto che rispettino le dodici regole di Cipriani, scelti da un gruppo di giornalisti enogastronomici.
«Alcuni collaboratori del grande Arrigo Cipriani - dice Luca Fraccon, titolare e cuoco del “Morin” - erano venuti a pranzare da noi qualche mesi fa e, nei giorni scorsi, Tiziano Argazzi, è tornato qui a Pontecchio per comunicarci che saremo inseriti nella nuova edizione della guida enogastronomica.
DIETRO AI FORNELLI
Uno chef giovane, Luca, 32 anni, dal 2013 dietro ai fornelli di questa storica trattoria di famiglia, pardon, bar osteria. Luca, che ha studiato all’alberghiero di Adria, ha lavorato al Pifferaio Magico di Sassuolo e in qualche resort in Val Gardena. «Questo - racconta - era il bar dei nonni Carmen e Orazio, da tutti conosciuto come “el Morin”, poi nel 2013, assieme a mio padre Stefano abbiamo deciso di riaprire. Ora, in sala sono coadiuvato da Benedetta Temporin, una ragazza giovane, molto professionale e preparata». Il locale ha una trentina di coperti, le travi a vista sul soffitto sono quelle di un tempo, i termosifoni in ghisa, dove una volta si mettevano a scaldare i piatti, sono lì, belli e funzionanti. L’osteria è da sempre luogo fecondo di suggestioni, e “Morin” le incarna pienamente, con il tocco di uno chef innovativo, ma anche legato alla tradizione, e allora i piatti dello chef esaltano il palato ma sono capaci anche di rinfrescare la memoria bambina e non ammazzano il portafoglio, con un menu alla carta che abbraccia la stagionalità dei prodotti.
«In questo periodo di pandemia - spiega Fraccon - abbiamo fatto investimenti strutturali, ma non abbiamo ritoccato i prezzi. Abbiamo una clientela che viene anche da fuori provincia e durante il primo lockdown abbiamo sperimentato l’asporto, con una formula nella quale una volta ritirato il menu con un paio di indicazioni scritte si poteva gustare a casa un menu gourmet, e ha avuto un grande successo». Tradizione e innovazione, un binomio vincente.