L'odissea sanitaria di un'anziana paziente sballottata da un ospedale all'altro

Venerdì 10 Luglio 2020 di Anna Nani
La casa di cura di Porto Viro
PORTO TOLLE - Odissea sanitaria per una signora di Porto Tolle. A raccontare quanto successo dal 25 giugno, giorno in cui è cominciato il rimpallo tra la Casa di cura Madonna della salute di Porto Viro e l’ospedale Santa Maria Regina degli Angeli di Adria, fino al ricovero definitivo al nosocomio di Padova è la figlia Perla Modena. «Ho segnalato l’accaduto ai sindaci di Adria e Porto Viro, nonché al direttore sanitario della Casa di cura – racconta la ragazza -. A oggi l’unica ad aver risposto è stato il primo cittadino adriese chiedendomi se avesse potuto sottoporre il caso al dirigente generale dell’Ulss». Sono stati giorni di pura angoscia quelli vissuti da questa famiglia dell’estremo Delta che solo grazie alla perseveranza personale e al proprio medico di base sono riusciti a trovare una soluzione. «Mia mamma Ariella nel mese di giugno ha avuto alcuni problemi di salute – prosegue Modena -. La situazione ha cominciato a degenerare tra giovedì 25 e martedì 30 giugno. A inizio mese, all’ospedale di Porto Viro le viene diagnosticata una ciste ovarica. Avendo una storia clinica abbastanza complessa inizialmente non abbiamo accettato di buon grado questa cosa, poi però abbiamo iniziato a fare tutti gli accertamenti all’ospedale di Adria». Ed è proprio lì che inizia l’odissea: «Mia madre soffre del morbo di Crohn (un’infiammazione cronica intestinale) e il 20 giugno inizia a sentirsi male con scariche di dissenteria, viene curata dal nostro medico– continua la figlia -. La situazione però degenera, si sente fiacca, ha dolore e fatica a mangiare. Sembra che le scariche aumentino insieme all’ansia che pensiamo sia legata al pensiero di affrontare una nuova operazione. Il 25 giugno andiamo al Ps di Porto Viro perché le cose peggiorano e all’ingresso è colpita da attacco epilettico».

LE STRUTTURE
Mentre la donna viene soccorsa, la figlia elenca alla dottoressa di turno lo stato di salute della madre. Dopo un giorno è dimessa e a seguito di una visita neurologica informano la famiglia che l’attacco è stato causato dalla disidratazione e la mancanza di potassio. «Non si reggeva in piedi e mi hanno detto che aveva un forte attacco d’ansia tanto da consigliarci una visita psichiatrica – sottolinea Modena -. Dal 27 al 29 giugno le cose peggiorano. Oltre alle scariche, mamma inizia a delirare, temiamo stia cadendo in depressione, quindi via dal medico di base che prescrive ansiolitici e antidepressivi. Il lunedì pomeriggio torniamo al Ps di Adria dove continuano a reintegrarle il potassio e chiedo se abbiano controllato i valori del morbo di Crohn. Mi rispondono che sono troppo specifici e non vengono fatti al Pronto soccorso. Penso che mamma abbia qualcosa a livello gastrico, il mattino successivo alle 7 chiamo Porto Viro per parlare con la gastroenterologa che la cura da anni spiegandole la situazione e replica che è Adria a dover effettuare quelle analisi, di andare dal medico di base per le ricette con l’elenco per andare a colpo sicuro». Però parte degli esami non possono essere fatti da quel laboratorio, in più ad Adria non c’è più il reparto di gastroenterologia. «Richiamo Porto Viro implorando la dottoressa di visitare mamma che mi risponde di non poterlo fare, che se viene dimessa da Adria vuol dire che sta bene, di andare il giorno dopo a fare le analisi o che saremmo potute andare a Padova». Nuova trafila con la giovane che contatta il medico di base che prepara subito le carte per il ricovero al nosocomio padovano: “Alle 22 del 30 giugno è ricoverata al reparto gastroenterologia. Tutto è stato causato da una forte disidratazione, da un batterio che provocava le continue scariche e il morbo di Crohn che si è aggravato». La signora è ancora ricoverata anche se le sue condizioni stanno migliorando. “Ogni giorno ci chiediamo se fosse capitato a persone con meno tenacia cosa sarebbe successo?».
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Ultimo aggiornamento: 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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