ROVIGO - Un problema già risolto. Il momento della pensione per il dottor Paolo Greco, 69 anni, che il 31 agosto terminerà il proprio incarico come medico di medicina generale, aveva sollevato qualche apprensione fra i suoi pazienti, in particolare per quelli della frazione di Sant'Apollinare, dove il dottore ha il proprio frequentato ambulatorio in via Don Aser Porta.
Tuttavia,l'ambulatorio non resterà vuoto: dal primo settembre, infatti, prenderà servizio la dottoressa Federica Buzzolani.
In ogni caso, l'attesa sarà solo di poche settimane, visto che a ottobre tre dottori completeranno il corso di formazione in Medicina generale e potranno aumentare il proprio massimale da 1.200 a 1.500 assistiti.
LE SOLUZIONI PER GLI INCARICHI
A marzo in Polesine si contavano nove incarichi provvisori a medici di Medicina generale in formazione. Fra i vari passaggi, anche un incarico provvisorio a San Martino di Venezze per la dottoressa Claudia Bondesan, che sostituirà il dottor Ettore Petracca che andrà a coprire un vuoto che si è aperto a Taglio di Po. L'aumento dei massimali non è certo la miglior soluzione possibile, visto che aumenta il numero di persone delle quali i medici di famiglia, già sotto pressione, si devono occupare. Tuttavia il problema è a monte, ovvero nella carenza di professionisti che si riscontra in tutta Italia. Un calo dovuto anche a un fattore anagrafico, non compensato da un'adeguata programmazione del ricambio generazionale.
I POSTI VACANTI
Dalla ricognizione degli incarichi vacanti in Polesine effettuata a marzo, fra medici di famiglia, pediatri di libera scelta e guardie mediche mancavano all'appello 94 medici e 45 zone carenti per quanto riguarda la medicina generale. Tuttavia, come precisa Marcello Mazzo, direttore dei Servizi sociosanitari dell' Ulss Polesana, «il parametro è quello dell'accordo collettivo nazionale del 2005, che indica un medico ogni mille abitanti con più di 14 anni: un rapporto che sarebbe ottimale, ma che il numero di medici presenti non solo sul nostro territorio, ma su scala nazionale, non consente di raggiungere. Secondo l'attuale normativa regionale, proprio alla luce delle difficoltà contingenti, un singolo medico può arrivare, su base volontaria, a un massimale di 1.800 pazienti».
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