Paolini moderno Ulisse, successo per il racconto dei racconti

Giovedì 6 Febbraio 2020 di Sofia Teresa Bisi
Paolini moderno Ulisse, successo per il racconto dei racconti
È il racconto dei racconti, il mito dei miti da 3000 anni a questa parte. Che faccia la guerra a Troia o viva a Itaca poco importa: Ulisse è sempre e dovunque. Può abitare a Kobane o fuggire dalla Terra dei Fuochi, può camminare in montagna o subire le traversie di un viaggio in mare, ma è comunque in affanno per sopravvivere e perseguire i suoi obiettivi.
Applauditissimo Marco Paolini, martedì sera al Teatro Sociale di Rovigo, con il suo ultimo lavoro Nel tempo degli dei. Il calzolaio di Ulisse, scritto con Francesco Niccolini. «Io ero Ulisse, ha detto sul palco a un pecoraio che tratta con lui i racconti della sua vita ora sono solo il suo calzolaio. Ora la punizione e l'esilio sono finiti».
SENTIRSI STRANIERO
Trattando con il pecoraio il compenso di alcuni capretti, l'Ulisse-Paolini snocciola tutta la vicenda epica, da Penelope, a Telemaco, fino alla guerra e al lungo peregrinare in mare, tra naufragi e salvataggi, tra divinità esotiche come Calipso e fanciulle romantiche come Nausicaa. Aggiunge frasi venete, qualche intercalare; in un italiano povero di articoli, quasi a sottolineare la difficoltà del sentirsi forestiero, infarcisce il racconto di istinti e bisogni primari, perché possa emergere la nuda umanità che accomuna tutti in ogni tempo. Parla con un remo in mano, con la fatica che lo tiene avvinto alle spalle, con un interlocutore che pare più giudicare che ignorare, stimolando un'autoconsapevolezza che scava dentro a ogni spettatore. Caldi i consensi del pubblico folto e attento, che accoglie sempre Paolini con entusiasmo per le riflessioni che suscita.
CON GLI STUDENTI
La riflessione condivisa, iniziata nel tardo pomeriggio con alcuni studenti dell'Itis, è proseguita anche dopo lo spettacolo, per condividere la voglia di fare, senza sapere di preciso se e quali saranno i protagonisti dei prossimi lavori, senza guidare l'interpretazione dello spettacolo, «perché va bene se qualcuno ha capito che Ulisse è stato de-mitizzato e reso umano, ma lo spettacolo si crea nel momento in cui c'è una squadra, dove ogni interprete diventa perfetto per il ruolo assunto».
Eccellente il gruppo con cui ha condiviso la scena e il dietro le quinte, a partire dalla regia minimalista ma mai banale di Gabriele Vacis, che ha lasciato intuire tutto quello che non era necessario ricreare, per lasciare spazio a ogni libera interpretazione e attualizzazione. Abili musicisti e attori Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani; un plauso speciale a Saba Anglana, una vocalità straordinaria abbinata a una presenza scenica immensa.
 
Ultimo aggiornamento: 21:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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