Consegnata la Medaglia d'argento ai sindaci di Lusia e Barbona per il bombardamento del 1945

Venerdì 21 Aprile 2023 di Ilaria Bellucco
La consegna delle Medaglie da parte dei due prefetti di Rovigo e Padova ai sindaci di Lusia e Barbona

LUSIA - Il Comune di Lusia e quello di Barbona hanno ricevuto ieri la Medaglia d’argento al Merito civile, conferita dalla Presidenza della Repubblica per il bombardamento del 20 aprile 1945 che rase al suolo gran parte del comune polesano e colpì molti edifici di quello della Bassa padovana.

Il riconoscimento, che arriva 78 anni dopo la strage, causata dai bombardieri inglesi con la motivazione di abbattere il ponte sull’Adige e sbarrare la strada alle truppe tedesche in ritirata, ma inspiegabile nella sua efferatezza, è stato consegnato in concomitanza con la commemorazione che ogni anno si tiene nel parco delle Rimembranze nell’anniversario dell’eccidio. L’onorificenza ha unito due comuni, quello di Lusia, rappresentato dal sindaco Luca Prando, e quello di Barbona, oltre l’Adige, rappresentato dal sindaco Francesco Peotta, così come due province. A rendere omaggio alle vittime davanti al troncone del vecchio campanile, quest’anno, c’erano tutti: i prefetti di Rovigo e di Padova Clemente Di Nuzzo e Raffaele Grassi, i presidenti della Provincia di Rovigo, Enrico Ferrarese, e della Provincia di Padova, Sergio Giordani, i vertici delle forze dell’ordine delle due aree e ancora sindaci e assessori di diversi Comuni polesani. Insieme a loro c’erano i custodi della memoria, una rappresentanza dei superstiti che nel corso dei decenni hanno perpetuato il ricordo, con la presidentessa del Comitato XX Aprile Francesca Fornari e Antonietta Rigato, vedova di Tonino Quadrelli. 

MOMENTI TOCCANTI 
Oltre all’omaggio delle massime autorità delle due province e dei comuni ai caduti, con la deposizione di corone d’alloro, sono stati molti i momenti toccanti della mattinata, dalla proiezione dei filmati in cui alcuni lusiani sopravvissuti al bombardamento raccontano morte e distruzione, alle voci degli alunni dell’Istituto comprensivo locale, che hanno intonato “Lo scriverò nel vento” lanciando un messaggio di pace e fratellanza, fino alla mesta lettura dei nomi dei caduti. Le lapidi tramandano 74 nomi, di cui 72 residenti a Lusia e 2 a Barbona, con famiglie letteralmente decimate. Ma si stima che a questi vadano aggiunte decine di vittime non identificate, praticamente polverizzate dalla bombe, come ha spiegato Luigi Contegiacomo, presidente dell’Istituto Polesano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Difficile avere certezze, data la distruzione del municipio col suo archivio, ma si sa che nel 1944 erano una sessantina gli sfollati a Lusia, soprattutto dalla Lombardia. «Erano donne e bambini – ha raccontato Contegiacomo – gli uomini, mariti e padri, erano rimasti in città per lavorare o cercare un lavoro dopo la distruzione delle aziende». Francesca Fornari, poi, ha ricordato che all’epoca in paese c’erano più di venti profughi dalla Croazia, ospitati dal parroco: tutti morti, secondo i testimoni. 

GIUSTO RICONOSCIMENTO
Per le vittime note e quelle ignote, per chi è rimasto col lutto nel cuore e ha ricostruito il paese, ora la comunità riceve l’onorificenza per cui il Comune di Lusia aveva presentato nel 2014 un’istanza accompagnata da una relazione storica di Contegiacomo e le testimonianze di Francesca Fornari e Tonino Quadrelli. Una soddisfazione espressa dai due sindaci che hanno ricevuto la Medaglia d’argento dalle mani dei rispettivi prefetti. «La comunità ha ottenuto il meritato riconoscimento, non solo per le vittime ma anche per la dimostrazione di caparbietà dimostrata ricostruendo il nuovo centro abitato nel giro di dieci anni», ha rilevato il sindaco di Lusia Luca Prando. Per il sindaco di Barbona, Francesco Peotta, la medaglia è «un riconoscimento a gente che ha saputo superare una tragedia abissale e si è rimboccata le maniche per avviare un’opera di ricostruzione morale e materiale».
Senza mai dimenticare.

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