Subirono il bombardamento nel 1945: medaglia d'argento al Valor civile per gli abitanti di Lusia e Barbona

Lunedì 17 Aprile 2023 di Giovanni Brunoro
Peotta, Prando e Ferrarese

BARBONA-LUSIA - Una medaglia d’argento per la memoria storica: il Quirinale premia le popolazioni di Barbona e Lusia. Sarà consegnata giovedì al parco Rimembranze di Lusia l’onorificenza insignita dal presidente della Repubblica ai due Comuni che affacciano sull’Adige. Alla cerimonia, che inizierà alle 10, sono stati invitati i prefetti di Padova e Rovigo. Il sindaco di Barbona, Francesco Peotta, è soddisfatto: «Finalmente questa strage ha ricevuto un riconoscimento.

Questa medaglia è simbolo di una memoria da custodire». 


LA MOTIVAZIONE
La motivazione ufficiale menziona la capacità dei residenti di superare con forza la sciagura del bombardamento alleato subito il 20 aprile 1945, che portò alla distruzione dei due centri abitati. Mancavano appena cinque giorni alla liberazione e tutti aspettavano con trepidazione la fine del conflitto. L’ordine dei comandi alleati era quello di ostacolare la risalita dei tedeschi verso nord, rendendo inservibili le vie di comunicazione come ponti, ferrovie e strade. Ma le truppe del Reich erano ormai disgregate e quel bombardamento fece un’ecatombe, uccidendo 74 persone - 72 solo a Lusia - e distruggendo le infrastrutture. Alle 11.30, 38 apparecchi del 461º stormo “Liberaiders” sorvolarono i due abitati e sganciarono circa mille bombe del peso di una libbra: a Lusia il raid cancellò il ponte ligeno sull’Adige, la chiesa, il campanile e il castello appena restaurato. Molte abitazioni civili furono rase al suolo. A Barbona fu distrutto il municipio, parte dell’ambulatorio, le scuole e le case del messo e del segretario comunale. Chi poté, si rifugiò in aperta campagna. 


LE TESTIMONIANZE
Qualche anziano testimone racconta che il giorno prima un aereo ricognitore - soprannominato Pippo - aveva sorvolato l’alveo del fiume, forse per avvistare il movimento delle truppe occupanti o per fissare gli obiettivi strategici, come i ponti di Ca’ Morosini e Badia Polesine abbattuti nei giorni seguenti. Il velivolo fu bersagliato da alcuni colpi di mitragliatore, sparati da un manipolo di fascisti appostati su una torre di villa Morosini. Ancora oggi si specula se quel tentativo di contraerea irretì gli alleati oppure li indusse a ritenere che a Lusia e Barbona vi fossero ancora tedeschi. Si ritiene anche che gli anglo-americani ricevettero informazioni sbagliate: credevano che il ponte sull’Adige fosse in cemento armato, ma in realtà era di legno. Le conseguenze del raid furono drammatiche: i sopravvissuti raccontano ancora oggi che i lamenti e i pianti di disperazione. «Il microcosmo bucolico fu sconvolto per sempre - racconta Peotta - I centri urbani decapitati della funzionalità dei loro centri istituzionali. La vita quotidiana si ammutolì e la popolazione sopravvissuta si scoprì isolata».
 

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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