Per il Tar la fonderia Draxton deve andarsene da Borsea: a rischio 200 posti di lavoro

Venerdì 4 Marzo 2022 di Federica Broglio
La fonderia Draxton di viale delle Industrie, a Borsea

ROVIGO - La fonderia Draxton di viale delle Industrie, che nel 2017 è passata dalla proprietà spagnola della Infun alla guida della multinazionale messicana Gis, si trova a un bivio. Una sentenza del Tar di gennaio ha decretato lo stabilimento “incongruo” con quanto stabilito nel Piano di assetto territoriale della città che in quella zona ormai diventata quasi residenziale per la vicinanza con Borsea, non ammette insediamenti così impattanti dal punto di vista ambientale. Ora che il Tribunale amministrativo ha dato ragione al Comune, la fonderia dovrà spostarsi altrove, salvo i tempi comunque di un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato.

COSTI ENORMI

L’operazione non è certamente delle più semplici visto che al di là di un costo preventivato di circa 30 milioni di euro, non si tratta di trasferire semplici capannoni, bensì di forni dall’alta tecnologia su cui peraltro si sono investiti negli anni fior di milioni. Ieri si è tenuto in Comune un incontro tra i vertici aziendali, quelli di Confindustria e i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, oltre che quelli di categoria di Fiom, Fim e Uilm per valutare la situazione. In ballo non c’è solo la storica fonderia, ma ci sono quasi 200 lavoratori che sono in fibrillazione per le loro sorti.
Il tema discusso è stato quello di trovare il modo di far convivere lo stabilimento con la frazione, con i residenti che da anni lottano e la osteggiano per le emissioni e i rumori. Vero che il Tar ha emesso una sentenza, ma di fatto ha delegato l’amministrazione comunale a decidere le sorti dell’azienda. Così com’è, è incongrua, ma a valere su un Pat (Piano di assetto territoriale) datato 2012 e che si potrebbe modificare, che prevedeva l’ampliamento demografico e urbanistico anche verso Borsea, sorta di fatto attorno alla fonderia già esistente, ma che teneva conto di parametri tecnici e ambientali, oltre che produttivi, ben diversi da oggi. L’ex Infun For non inquina più come dieci anni fa, le tecnologie sono cambiate e anche la sensibilità ambientale degli industriali. Chiuderla vorrebbe dire non solo perdere 200 posti di lavoro, ma mantenere un sito non produttivo e difficilmente riconvertibile. Per ora l’unica soluzione trovata dal sindaco, per mediare le diverse posizioni, è quella di attivare un tavolo tecnico e politico per cercare di soddisfare le diverse esigenze, comprese quelle degli abitanti di Borsea che per Edoardo Gaffeo per il momento hanno la priorità.

INDUSTRIALI

«Dal vertice è emersa la disponibilità di tutte le parti - scrive in una nota Confindustria Venezia e Rovigo - ad avviare un serrato tavolo di verifica di natura tecnica per superare le originarie previsioni del Pat, che oltre un decennio fa classificava “incongrua” l’area aziendale. È emersa la comune volontà di ricercare ogni strumento utile per la salvaguardia economica, occupazionale e sociale dell’attività d’impresa nell’ambito di una politica volta, altresì, alla tutela ambientale. Dai prossimi giorni prenderà avvio un confronto con l’obiettivo di arrivare senza pregiudizi, con obiettività e in tempi rapidi, alla definitiva risoluzione dell’annosa questione».
Non si sbilancia Confindustria in questa fase, conscia di dover tutelare in primis gli interessi della società, pur nella volontà anche di tutelare, come hanno rimarcato pure i sindacati, i lavoratori che difficilmente sarebbero ricollocabili nel mondo del lavoro. Certo è che cambiando le previsioni del Pat, potrebbe beneficiarne anche l’interporto, attualmente destinato esclusivamente a logistica e stoccaggio, soprattutto ora che rientra in quella Zls che ha proprio l’obiettivo di attirare nuovi insediamenti grazie agli incentivi fiscali. Ma l’ultima parola spetterà comunque all’amministrazione comunale.

Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 18:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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