Polveri sottili, si prepara un altro inverno con l’aria pesante

Giovedì 16 Settembre 2021 di Francesco Campi
Inquinamento da polveri sottili

ROVIGO - A un passo dall’ennesimo anno di aria “proibita”. A ricordare a tutti quale sia la situazione dell’inquinamento atmosferico nel nostro Paese ci ha pensato, ancora una volta, Legambiente, che in concomitanza con la settimana di riapertura delle scuole e in vista del periodo autunno-invernale, ha presentato un’anteprima del rapporto annuale “Mal’aria”, un’edizione speciale chiamata “I costi dell’immobilismo”, nella quale segnala i ritardi nell’applicazione dei provvedimenti di emergenza e dei piani di risanamento dell’aria, sia da parte del Governo che delle principali Regioni, Veneto compreso.
I NUMERI
Nel dossier si fa presente come siano già undici le città che a inizio settembre hanno sforato, con almeno una centralina, il limite previsto per le polveri sottili, ovvero i 35 giorni nell’anno solare con una media di Pm10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo. A svettare le due venete Verona e Venezia, con 41 sforamenti, seguite da Vicenza con 40, poi Avellino e Brescia con 39 e ancora Treviso insieme a Cremona con 38, Frosinone e Napoli con 37 e Modena con 36. Sottolinea Legambiente, però, che il numero di città rischia di aumentare considerevolmente visto che Padova e Rovigo sfiorano il limite, con 35 giorni, candidandosi a entrare quindi a breve nel novero delle “fuorilegge”, mentre Torino è a 34, Asti a 33, Lodi e Reggio Emilia a 32, Bergamo e Caserta a 31, Parma a 30.
IL POLESINE
Il trentacinquesimo sforamento di Rovigo risale allo scorso primo aprile, quando sia la centralina del centro che quella di Borsea hanno raggiunto i 35 superamenti del limite giornaliero della concentrazione di Pm10, fissata a 50 microgrammi per metro cubo, che è la soglia che secondo le norme europee a tutela della salute, non deve essere oltrepassata nell’arco di un anno. Il prossimo sforamento, che da qui al 31 dicembre ci sarà senza ombra di dubbio, farà scattare l’ennesima infrazione del capoluogo polesano, che negli ultimi 12 anni, da quando vengono compiuti questi monitoraggi puntuali, ha sempre oltrepassato i limiti.
Purtroppo in buona compagnia. E anche Badia non è da meno. Anzi, la centralina Arpav a Villafora di sforamenti dall’inizio dell’anno ne ha già registrati 36. Meglio, invece, va ad Adria, ferma ad appena 15. Tutto questo dopo che il 2020 per l’aria polesana è stato decisamente nero. Il dato di Rovigo città, infatti, è stato di 83 sforamenti annuali, un record nell’ultimo quinquennio, superando gli 80 del 2017, oltre che i 69 del 2019, i 48 e i 45 rispettivamente del 2018 e del 2016, gli anni “meno peggiori”. Un anno fa di questi tempi Rovigo aveva già 47 sforamenti.
LE CAUSE
Il record del 2020 apparentemente cozza con la logica, perché nell’anno del Covid e delle limitazioni agli spostamenti, oltre che della chiusura, seppur parziale, delle attività produttive, sarebbe stato lecito aspettarsi numeri meno pesanti, invece che peggiori. Purtroppo non è stato così e in parte è stato anche “colpa” dello stare tutti più chiusi in casa, soprattutto nei mesi più freddi, visto che una delle prime cause che dell’inquinamento da Pm10 è proprio il riscaldamento domestico, anche se ovviamente sono molti i fattori che entrano in gioco, a partire dalle condizioni meteorologiche e dalla conformazione geografica della Pianura padana. Nel semestre ottobre-marzo Rovigo ha messo insieme 70 sforamenti, seguita da Badia con 66, da Borsea con 64, infine,da Adria con 26. Tuttavia, nel 2020, anche Adria è stata “fuorilegge”, con 48 sforamenti.
SUBITO LIMITAZIONI
Legambiente, ricordando le procedure di infrazione comminate dalla Commissione ruropea per l’inquinamento, con la prima condanna per il periodo 2008-2017, che costerà tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro, chiede, oltre a un’anticipazione a settembre delle ordinanze comunali con i divieti, il rispetto dell’impegno a mettere in campo le previste misure strutturali e straordinarie, a cominciare dal blocco stagionale delle auto diesel Euro 4, previsto l’ottobre scorso e poi prorogato per la pandemia. Anche il divieto di utilizzo di gasolio e di stufe a legna e pellet sotto le 5 stelle per riscaldamento, e il divieto di spandimento liquami in campo senza copertura.
 

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