Gino Cecchettin, torna nella sua vecchia scuola per sensibilizzare i ragazzi sulla violenza di genere

Il papà di Giulia, uccisa da Filippo Turetta, ospite dell'Itis Viola Marchesini di Rovigo

Giovedì 18 Gennaio 2024
Gino Cecchettin all'Itis Viola con la dirigente Isabella Sgarbi

ROVIGO - Continua l’impegno dell’Itis di Rovigo per promuovere l’educazione affettiva in collaborazione con l’associazione Penelope e la commissione Pari Opportunità del Foro di Rovigo. Anche Gino Cecchettin, padre di Giulia ed Elena ed ex studente dell’Itis Viola, è intervenuto alla giornata di sensibilizzazione contro la violenza di genere organizzata dal Viola-Marchesini insieme con l’associazione Penelope, a cui hanno partecipato le classi quinte dell’Istituto.

Rivolgendosi al giovane pubblico, in prevalenza maschile, Cecchettin lo ha esortato a non avere paura dei rifiuti e dei no che inevitabilmente si incontreranno nella vita: «I tanti no che ho ricevuto – ha detto – mi sono serviti per guardarmi dentro e capire veramente ciò di cui avevo bisogno e a cercarlo con pazienza e fiducia».
«Imparare ad accettare un no, accogliere la scelta dell’altro di cambiare strada – ha aggiunto la dirigente Isabella Sgarbi – sono passaggi fondamentali nella maturazione affettiva di un uomo e di una donna. I fatti di cronaca evidenziano che siamo di fronte a una vera e propria emergenza di “mal’amore” o incapacità di amare, rispetto alla quale la scuola come la famiglia e tutte le agenzie educative sono tenute a intervenire con urgenza».
 

L’INIZIATIVA
A confermare che si tratti di emergenza è stato l’avvocato penalista Nicodemo Gentili, presidente nazionale dell’associazione Penelope e autore del libro “Padrone”, la storia di Sara Di Pietrantonio morta ammazzata dall’uomo che diceva di amarla, prima strangolata e poi data alle fiamme.

Era il 2016. Fino a quel momento, lui era per tutti “un bravo ragazzo”. «I dati parlano chiaro: la violenza di genere, di cui il femminicidio è l’apice, fa più vittime della mafia» ha affermato.


Nel solo 2023 sono 118 le donne uccise e di queste 96 sono state vittime del loro marito, compagno o fidanzato. «La relazione d’amore, la famiglia da luogo rassicurante e protettivo è spesso un luogo di morte. Tutto a causa dell’incapacità di amare o di un analfabetismo sentimentale e affettivo con cui dobbiamo fare i conti».
Gentili ha spiegato che la parola femminicidio è stata scelta non per indicare il sesso femminile delle vittime, ma la causa per la quale sono state uccise quelle donne. «La loro colpa era solo aver preso coscienza della relazione malata che stavano vivendo e di aver provato a liberarsi». Finire invischiate in una relazione malata può capitare a chiunque. Non sempre una relazione conflittuale porta alla violenza, ma dietro episodi di violenza o femminicidi c’è sempre una relazione malata. «Fidatevi dell’avvocato – ha aggiunto – i segnali ci sono e vanno riconosciuti. L’ultimo appuntamento è pericoloso perché scatena tutta la rabbia e la violenza di chi sente di aver perso il controllo e la centralità nella vostra vita. Ma soprattutto, chiedete aiuto, parlate. Fatelo se vi sentite minacciate e fatelo anche se vi sentite oppressi da un desiderio che non riuscite a gestire di controllo sull’altra». 
L’ultimo invito lo hanno rivolto la presidente regionale dell’associazione Penelope, Roberta Ferrari e la presidente provinciale delle Acli, avvocato Roberta Cusin: «Siate vigili su ciò che accade intorno a voi, non abbiate paura di avvicinarvi a chi è in difficoltà». Presente alla mattinata di sensibilizzazione del Viola-Marchesini, anche la viceprefetto di Rovigo, Valeria Gaspari.

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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