Bilancia commerciale del Polesine negativa per 2,5 miliardi, senza le importanzioni di gas naturale sarebbe in pareggio

Domenica 25 Febbraio 2024 di Luca Gigli
Da gennaio a settembre 2023, le esportazioni dalla provincia polesana sono ammontate a 1,35 miliardi euro

ROVIGO - La bilancia commerciale del Polesine pende un po’ verso il lato negativo. Il terzo trimestre dello scorso anno segna ancora una riduzione delle esportazioni, che risentono del calo rispetto al boom, per certi versi paradossale, del periodo pandemico, quando l’economia polesana aveva tratto beneficio da alcune produzioni, a partire dalla chimica legata alla farmaceutica. Passato il picco del 2022, ora le esportazioni stanno tornando su livelli più vicini a quelli del passato pre-Covid, in confronto ai quali, però, si nota comunque una crescita.
Nell’analisi elaborata dalla Camera di commercio di Venezia e Rovigo, nel periodo gennaio-settembre 2023 i valori dell’export generati dalle imprese delle due province sono stati di 6,38 miliardi di euro con un’incidenza del 10,4% sul totale delle esportazioni regionali. I valori sono in discesa del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2022 (più 25,9% sul 2021) e tale dato è appena sotto quello medio italiano (più 1%) che veneto (più 0,7%).

LE IMPORTAZIONI

Guardando a quanto era accaduto nei primi nove mesi del 2022, a Venezia e Rovigo sono in calo del 26,4% le importazioni, con un valore di 9,29 miliardi, mentre salgono rispetto allo stesso periodo del 2021, con un più 44%. Secondo la Cciia, la motivazione risiede nel «progressivo riassestamento dei costi delle bollette energetiche e delle materie prime sui mercati internazionali. La contribuzione di Venezia e Rovigo all’import del Veneto scende dal 23,5% del terzo trimestre 2022 al 19,4% dello stesso periodo dell’anno in corso. A diminuire maggiormente nei valori sono gli i flussi in entrata di gas naturale a Rovigo e di prodotti chimici, siderurgici, tessili e alimentari a Venezia».
Il saldo tra import ed export del citato terzo trimestre 2023 è negativo, dunque, per 2,9 miliardi di euro, «ma in forte recupero rispetto al 2022, quando si attestava a meno 5,92 miliardi».

IL POLESINE

Da gennaio a settembre scorsi, le esportazioni dalla provincia polesana sono ammontate a 1,35 miliardi euro, in calo del 3,7% rispetto al pari periodo del 2022 che erano state di 1,4 miliardi, con una perdita di 52,4 milioni, ma in salita del 7,6% sul 2021 (che erano state di 1,25 miliardi) come si diceva all’inizio. In tale calo, però, ci sono settori che girano bene e significativi per l’economia locali, quali l’alimentare e i macchinari.
Spostando lo sguardo sulle importazioni, invece, queste «ammontano a un totale di oltre 3,88 miliardi di euro - evidenzia l’analisi della Cciaa - e diminuiscono del 38,1% rispetto al terzo trimestre 2022 (meno 2,22 miliardi di euro in valori assoluti), crescendo dell’88,9% rispetto al medesimo periodo del 2021. L’andamento delle quotazioni dei prodotti energetici a livello internazionale ha contribuito fortemente al raggiungimento di tali numeri: la lenta stabilizzazione dei prezzi ha fatto sì che i valori dei flussi in entrata di gas naturale abbiano registrato un decremento del 44,6% rispetto al 2022 e un aumento del 158,7% in confronto al 2021, attestandosi a 2,76 miliardi di euro, il 71,2% del valore complessivo dell’import locale, a causa alla presenza del terminale Adriatic Lng, impianto che si trova al largo di Porto Levante, nell’alto mare Adriatico, e che ha una capacità attuale di rigassificazione di 8 miliardi di metri cubi annui, corrispondenti a circa il 10% del fabbisogno nazionale di gas naturale».
Il peso del gas sul fronte delle importazioni è da sempre una voce importante, ma che allo stesso tempo “droga” le cifre della provincia, trattandosi di un settore altamente specifico e con pochi altri casi in Italia, ma non si tratta di materie prime legate alla realizzazione locale di altri prodotto da mettere poi sui mercati interni e anche esteri, né di merci che vengono poi vendute direttamente sui mercati stessi.
Nelle importazioni, dunque, tolto il gas, nel 2023 spiccano 216 milioni di prodotti agricoli e di pesca, 197 di aliemntari, bevande e tabacco, 141 di computer, apparecchi elettrici e ottici. Nelle esportazioni si notano i 218 milioni della chimica e farmaceutica, i 241 dei macchinari, i 177 delle gomme e materie plastiche, 164 di alimentari e bevande, infine 142 di mettallo e prodotti metallici.
 

Ultimo aggiornamento: 08:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci