Coronavirus. Allarme cooperative: la pesca delle vongole rischia di finire in ginocchio

Martedì 28 Aprile 2020 di Roberta Merlin
Allarme cooperative: la pesca delle vongole rischia di finire in ginocchio
 «Anche le cooperative stanno soffrendo nei settori del lockdown e in quelli collegati. Dobbiamo subito pensare a una ripartenza che sia all’altezza delle aspettative». A lanciare l’allarme Simone Brunello, direttore provinciale di Confcooperative, preoccupato per il futuro delle cooperative che operano in Polesine. «In queste ultime settimane ha lavorato molto il nostro centro servizi - spiega Brunello - purtroppo ha lavorato l’ufficio paghe con le varie casse integrazioni, sia per attivarne per diverse centinaia di soci cooperatori, ma molto di più per seguire le indicazioni burocratiche non sempre chiare dei legislatori. Idem il nostro ufficio contabile per la parte di supporto all’utilizzo degli strumenti finanziari messi in campo che vediamo in questi giorni che impatto porteranno, anche valutando le reazioni delle banche».

EFFETTI PESANTI
La cooperazione polesana è attiva nell’ambito dell’agricoltura e della pesca dove il blocco, o il rallentamento, delle attività di ristorazione e commerciali legate al cibo, stanno creando situazioni preoccupanti. «Pensiamo alla situazione dei cooperatori che stanno coltivando uno dei prodotti simbolo del nostro territorio, le cozze - evidenzia Brunello - se non si raccolgono nei tempi giusti, entro l’estate, il prodotto va perduto definitivamente e il settore della mitilicoltura sarebbe in ginocchio».

Pesanti ripercussioni anche per le cooperative sociali che svolgono servizi all’infanzia e ai minori, attualmente ancora ferme, così come le attività socioassistenziali. «Si sta lavorando con la Regione per rivedere molti servizi in una logica domiciliare o con modelli organizzativi che tengano conto delle condizioni oggettive di svolgimento del servizio - fa sapere il direttore di Confcooperative - non abbiamo, però, ancora chiaro come sarà il prossimo futuro. Siamo certi, visto come tanti stanno dicendo “non ci si salva da soli”, che sarà ancora più forte la necessità di cooperare. Noi, che lo facciamo per vocazione, siamo pronti a dare una mano. Il Polesine deve capire cosa vuol essere da grande: se investire sui nostri talenti o diventare un corridoio di passaggio. Anche qui non è facile immaginare quale scenario concreto ci consegnerà la pandemia, ma appare già evidente, per noi, quale potrebbe essere il punto da cui sarebbe necessario ripartire: il territorio, le nostre comunità».

ARTIGIANATO
In attesa di risposte dal Governo e preoccupate per il futuro incerto, anche le imprese di acconciatura e di estetica. «Desta sconcerto e rabbia il fatto che che l’ultimo Dpcm non si faccia alcuna menzione a una possibile data di riapertura delle imprese di acconciatura ed estetica - interviene Cna Benessere - lo slittamento del riavvio di tali attività a giugno, è intollerabile. Rappresenta una condanna a morte per l’intero settore che con 135mila imprese e oltre 260mila addetti, partecipa in maniera determinante all’economia italiana, oltre a essere essenziale per garantire il benessere della popolazione».

La Cna chiede che acconciatori ed estetiste possano riprendere a breve la loro attività. Il comparto, a tutela di clienti e dipendenti, secondo l’associazione degli artigiani, «può già offrire tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie. Le imprese sono ormai allo stremo delle forze e le loro condizioni finanziarie sono così gravi da destare preoccupazione anche sul fronte della tenuta sociale di scelte scellerate come quella di una chiusura così prolungata».
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