Case di riposo a rischio chiusura per il caro-bollette

Venerdì 26 Agosto 2022 di Francesco Campi
Struttura Iras di Rovigo

ROVIGO - «I rincari dei costi energetici potrebbero essere il colpo di grazia definitivo per le Rsa polesane, è il momento che la politica compia scelte coraggiose e lungimiranti se non vuole perdere un patrimonio prezioso di servizi, competenze e radicamento territoriale».
Il direttore dell’Iras Giovanni Luca Avanzi, coordinatore del gruppo di lavoro Covid delle Rsa polesane, non nasconde la nuova criticità e lancia un vero e proprio appello affinché si apra il dibattito sull’aggregazione fra strutture, perché solo l’unità, a suo avviso, potrà permettere di superare la tempesta perfetta che ha investito le strutture residenziali. Dopo l’arrivo della pandemia, che ha sconquassato i conti di realtà che già non nuotavano nell’oro, ci si mettono anche i rincari di gas ed elettricità. L’Iras di Rovigo, la più grande realtà assistenziale del Polesine, con un numero di ospiti che oscilla attorno a quota 280, già alle prese con la nota difficile situazione debitoria alla quale da anni si cerca di trovare soluzione con la partita ancora aperta sul futuro di Casa Serena, si trova a fronteggiare il raddoppio delle bollette in meno di un anno, fino ad arrivare alle sei cifre. I costi per le utenze per il 2022 per la casa di riposo rodigina, infatti, ammonteranno a oltre un milione di euro.

I CONTI

«Nel 2021 - rimarca Avanzi - avevamo previsto a bilancio 577mila euro di utenze, ma a fine anno il costo sostenuto è stato pari a 775mila euro, quindi già il 30% in più. Ora l’ultima previsione aggiornata di spesa per l’anno in corso è pari a 1.045.000 euro. Circa il 90% in più rispetto a quello che si pensava di spendere lo scorso anno. Ovvero, quasi messo milione di euro di spese impreviste. Per far quadrare i conti di fronte a una simile impennata dei costi energetici, considerando che abbiamo circa 100mila presenze annue, dovremmo aumentare le rette di 5 euro al giorno, che è impensabile non solo dal punto di vista degli oneri a carico delle famiglie, ma anche perché si rischierebbe di perdere una fetta di utenza vista anche la pressione del privato, oppure licenziare in tronco almeno 15 dipendenti, che è una strada analogamente inconcepibile visto che già abbiamo degli uffici vuoti e il personale non è certo sovrabbondante. Come faremo? Per ora aumenteremo i nostri debiti, ma è chiaro che servono soluzioni. Quella che permetterebbe risparmi consistenti, fino a oggi ha sempre trovato resistenze da parte della politica locale: si tratta dell’aggregazione delle varie strutture pubbliche in modo da creare un grande polo locale con la gestione associata di più strutture».

LA PROPOSTA

Avanzi parla con cognizione di causa, visto che oltre all’Iras dirige anche il Ciass, il Consorzio Isola di Ariano Servizi sociali, che è il primo esempio di aggregazione fra tre strutture residenziali pubbliche, ossia Villa Agopian di Corbola, la Residenza Madonna del Vaiolo di Taglio di Po e la casa di riposo Arturo Pedrelli di Ariano. «O qualcuno interviene o prima o poi saremo costretti a tagliare i servizi. Il nostro sistema assistenziale è da diversi anni in sofferenza, il pubblico in particolare. Ora, questa ondata di rincari potrebbe davvero essere un colpo letale. Fra l’altro proprio adesso, per effetto del rinnovo del contratto collettivo nazionale, c’è stato il riconoscimento di un aumento del 4% delle retribuzioni. Questo significa che per l’Iras ci sono altri 250mila euro di ulteriori spese non preventivate per il personale. La via delle aggregazioni potrebbe permettere una rivalutazione di tutto il sistema, magari creando due grandi Ipab. Intanto si potrebbe iniziare con accordi di programma per la gestione associata dei servizi. Non è un’idea nuova, ma fino a oggi è stata frenata da diffidenze, campanilismi e paura di perdere la propria centralità territoriale. A questo punto, però, il vero rischio è di veder chiudere le strutture, non è più il tempo delle indecisioni. Del resto, se è stato possibile ridurre il numero di Ulss, può essere tentata una semplificazione anche nel mondo delle Rsa».
Tuttavia, Avanzi sa bene che la strada è comunque in salita, per cui lancia una proposta che in tempo di campagna elettorale potrebbe essere facilmente raccolta e rilanciata: «Si può, quanto meno, creare un gruppo di lavoro che si incarichi di uno studio di fattibilità economico-finanziaria per valutare quali potrebbero essere i benefici di un percorso aggregativo che porti a creare un polo polesano della residenzialità in grado di fare acquisti e appalti, e gestire il personale in modo unitario, per poi valutare con cognizione di causa le scelte successive. Poi bisognerebbe che la Regione passasse dalle dichiarazioni di principio allo stanziamento di fondi per favorire le aggregazioni».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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