ADRIA - Parte la bonifica dell'ex discarica Soceic di viale Risorgimento.
SEQUESTRI E TIMORI
Il sito, coltivato in modo discontinuo, con diversi provvedimenti di sequestro ed ordini di rimozione di residui non conformi alle tipologie autorizzate, era stato autorizzato dalla Provincia nel 2002 allo smaltimento degli inerti. Ma la ditta trattò in loco anche materiali non inerti, secondo le analisi effettuate da Arpav nel novembre 2004 e nell'agosto 2005. Il primo blitz però era scattato a fine 2002, eseguito dai carabinieri della Compagnia di Adria e dal Nucleo ecologico di Venezia, a seguito di una serie di sopralluoghi. Una situazione che aveva allarmato la popolazione e posto seri dubbi sull'opportunità di proseguire l'attività. L'area, secondo gli accertamenti eseguiti, non rispettava i termini delle concessioni. La "2B" avrebbe infatti raccolto anche scarti di bitume e residui di opere di asfaltatura, che richiedono un trattamento particolare e che non potevano essere raccolti e smaltiti in zona. Nel frattempo la società aveva cambiato nome in Seav. A seguito dei riscontri di Arpav, Palazzo Celio ordinava alla Seav lo smaltimento dei rifiuti non inerti, previa presentazione di un piano di lavoro, nonché lo spianamento dell'area, al fine di procedere con le successive operazioni di chiusura e post-gestione. La società proponeva ricorso al Tar del Veneto e quindi ricorso al Consiglio di Stato: rigettati. La Provincia quindi diffidava Seav ad adempiere al provvedimento, senza però ottenere riscontri.
TUTTO FERMO PER 15 ANNI
Scattava pertanto, correva il 2008, la procedura di sostituzione in danno alla Seav per la rimozione degli scarti non conformi, chiedendo alle Assicurazioni Generali, l'escussione della polizza fideiussoria depositata da 400mila euro. A quel punto sorgevano altre questioni fra Provincia, Generali e il legale rappresentante della Soceic, firmatario della fideiussione. La Provincia inviò una lettera sui lavori da realizzare per la risoluzione delle problematiche, ma società nel frattempo si era trasferita in Brasile e le opere richieste non furono eseguite.