Autodromo di Adria, motori spenti da due anni: udienza rinviata, il braccio di ferro va avanti

L'impianto è chiuso dal 17 gennaio 2022 quando fu sgomberato da ufficiale giudiziario e forze dell’ordine nel mezzo di una gara

Mercoledì 10 Gennaio 2024 di Guido Fraccon
L'ingresso dell'Adria International Raceway

ADRIA - A distanza di quasi due anni, la vicenda dell’Adria International Raceway continua a segnare il passo. Sotto traccia però qualcosa si muove ed alimenta la speranza degli appassionati di motori e del tessuto turistico e commerciale del Polesine, che l’impianto, pista automobilistica e kartodromo, possa un domani riaprire. 
L’autodromo è chiuso dal 17 gennaio 2022 quando l’ufficiale giudiziario, su impulso della curatela fallimentare, con l’aiuto delle forze dell’ordine, aveva disposto lo sgombero totale. Il blitz aveva fatto scalpore. Secondo alcuni era già stata stabilita una road map per il rilascio l’11 febbraio, senza alcun clamore, mentre per altri l’ingresso in struttura dell’ufficiale giudiziario era previsto per novembre 2021. L’operazione era legata al fallimento della F&M, società con sede legale a Roma. La sentenza di fallimento, pronunciata dal Tribunale di Rovigo, è datata 21 ottobre 2020. Sono stati nominati curatori fallimentari il dottor Giovanni Tibaldo e l’avvocato Roberto Nevoni, già commissari giudiziali dal momento che nei confronti di F&M era stata aperta in precedenza una procedura pre-fallimentare. Il fallimento era stato promosso da Darma Asset Management sgr, società milanese in liquidazione coatta. Secondo la sentenza, F&M aveva riottenuto il godimento dell’autodromo a seguito di un contratto di affitto dell’azienda. Nel fallimento erano confluiti anche altri debiti non collegati direttamente all’impianto. Era poi sorto tra Darma e F&M un contenzioso sul mancato rispetto dei pagamenti.


BRACCIO DI FERRO 
Diverse le situazioni ancora da chiarire a partire dagli ultimi lavori di allungamento della pista, pagati da Bioitalia. Anche il kartodromo sarebbe, il condizionale è d’obbligo, di proprietà di Bioitalia. Il buco, secondo, i documenti ufficiali sarebbe di circa 53 milioni, di cui solo 40 riguardanti l’impianto sportivo, cifre sempre contestate da F&M e dall’avvocato Antonio Cavallaro, il legale romano che sta seguendo la complessa vicenda, segnata dal braccio di ferro tra la proprietà, il fondo Darma, e il primo gestore, la società F&M poi fallita, passando per l’ultimo gestore, Bioitalia.
«Per ora non ci sono novità - commenta il sindaco Massimo Barbujani - la vicenda si trascina nelle aule dei tribunali.

Ci doveva essere un’udienza il 13 gennaio al Tribunale di Milano ma è stata spostata ad ottobre». In attesa degli sviluppi giudiziari, resta viva la volontà di Bioitalia di trovare un accordo con la proprietà, in forza di un preliminare in base al quale Bioitalia avrebbe versato a Darma una caparra di 1,5 milioni per la gestione della struttura, ritenendo pertanto di avere tutte le carte in regola per proseguire la sua attività. «Anch’io - prosegue Barbujani - avevo trovato dei possibili investitori, ma di fronte un percorso così complicato, fatto di ricorsi e controricorsi, nessuno se la sente di avvicinarsi e investire». 


MESSA A NORMA 
Secondo Barbujani per far ripartire la struttura servirebbe un investimento di almeno 20 milioni di euro a cui dovrebbero essere aggiunti altri due o tre milioni per mettere a norma la pista. «Sono cambiate le normative - precisa Barbujani - e quel tracciato non è più a norma per una questione di spazi. Il cuore pulsante però della struttura è il kartodromo. Era quello che faceva registrare numeri importanti ed attirava presenze da tutto il mondo. Sarebbe importante farlo ripartire. È stata tentata la strada del frazionamento, ma non era percorribile, trattandosi di un blocco unico». Nel frattempo a luglio sono andati all’asta più di 200 beni mobili tra autovetture ed oggetti di arredamento.

Ultimo aggiornamento: 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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