Province, personale nel caos
Zaia: «Non vogliamo altri esodati»

Mercoledì 24 Dicembre 2014
Province, personale nel caos Zaia: «Non vogliamo altri esodati»
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Non ci sono solo operai che temono di vedere la propria fabbrica spazzata via da una delle tante crisi industriali: in questa fine del 2014 passerà il Natale sul luogo di lavoro, per protesta e per presidiare la "fabbrica", anche un buon numero di dipendenti pubblici, categoria fino a poco tempo fa ritenuta al riparo da qualsiasi ansia occupazionale e non di rado additata come esempio di inefficienza e scarsa produttività. Sono i lavoratori delle Province, che la legge di Stabilità avvia alla mobilità e almeno in linea teorica - in un arco di tempo molto lungo - alla perdita del posto.

Le Province si potevano riformare in molti modi. Dopo un percorso a zig zag, l'esecutivo che ha preceduto quello oggi in carica ha scelto di non cancellarle del tutto, ma sostanzialmente di togliere loro la natura di organo politico elettivo, trasformandole in “enti di area vasta” con compiti ridotti, essenzialmente al servizio dei Comuni. Esclusa la via della soppressione tout court, è stata scartata l'altra ipotesi che pure il governo Monti aveva preso in considerazione, quella della ristrutturazione in stile aziendale da realizzare accorpando e tagliando il numero complessivo degli enti. Il dietro front, scaturito essenzialmente dalla bocciatura da parte della Corte costituzionale del percorso procedurale scelto, è avvenuto però anche sull'onda delle proteste di campanile: così forse alla fine si è ritenuto preferibile ridimensionare tutte le Province che costringere quelle con meno di 300 mila abitanti ad unirsi ad altri territori.

Insomma si è trattato di una semi-abolizione che ha lasciato molti nodi irrisolti. A partire da quello della definizione delle funzioni da trasferire agli altri livelli istituzionali (Comuni e Regioni), che è avvenuta solo alla fine dell'estate. Il passaggio immediatamente successivo riguarda i dipendenti che quelle funzioni esercitavano. Su questo aspetto è intervenuta in modo abbastanza drastico la legge di Stabilità: prima fissando un taglio di risorse consistente e crescente (un miliardo il prossimo anno, due il successivo e tre dal 2017), poi precisando la quota di personale in esubero da trasferire: 50% per le Province ordinarie, 30 nelle Aree metropolitane istituite nelle grandi città. La legge precisa che il ricollocamento di queste 20 mila persone dovrà avvenire entro due anni. Dopo di che scatterà la procedura prevista dal Codice del lavoro pubblico, ma finora sostanzialmente mai attuata, che permette di collocare i lavoratori “in disponibilità” con l'80% dello stipendio per 24 mesi, ed al termine in assenza di altre soluzioni interrompere il rapporto di lavoro.

Di due anni in due anni si arriva così al 2019, scadenza non immediata che secondo il governo dovrebbe tranquillizzare i lavoratori interessati: anche perché da qui ad allora molti di loro (l'età media era di quasi 51 anni nel 2013) dovrebbero essere approdati alla pensione. Il punto è che la ricollocazione non si presenta facile. Il grosso dei dipendenti dovrebbe spostarsi nelle Regioni, alle quali toccherebbe accollarsi i relativi stipendi: ma anche questo livello istituzionale ha subito con la legge di Stabilità un drastico ridimensionamento delle risorse, pari a quattro miliardi l'anno. Le Regioni dovrebbero sfruttare la propria quota di turn over (sostituzione del personale che lascia il servizio), che però è comunque esigua: 120 persone l'anno, ad esempio, nel caso dell'Emilia Romagna. Gli uffici statali (in particolare le cancellerie giudiziarie che avrebbero bisogno di essere rinforzate) ne possono assorbire non più di 2 mila.

Ci vorrà tempo dunque. Ma anche il presente non è roseo: in attesa di trovare un altro sbocco, i dipendenti restano in forza alle nuove Province che però almeno in alcuni casi dicono di non avere in soldi per pagarli. «Ecco - è il polemico ragionamento di Luca Zaia - il rischio è di creare degli esodati». In Veneto sono 1500 i "provinciali" interessati alla riforma. «Noi proponiamo una possibile soluzione - azzarda il governatore - La preparazione amministrativa dei dipendenti è alta, utilizziamola nei tribunali che sono in carenza di personale».
Ultimo aggiornamento: 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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