La Liga vincente sbarca a Pontida
Ma in provincia sale la tensione

Mercoledì 14 Settembre 2016 di Paolo Francesconi
La Liga vincente sbarca a Pontida Ma in provincia sale la tensione
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VENEZIA - È una Liga veneta forte ma inquieta quella che da domani sbarca a Pontida a bordo di almeno 30 pullman (più decine di militanti su mezzi propri) per una tre giorni del Carroccio quest’anno però diversa rispetto alla tradizione: Pontida 2016 si apre in mattinata sotto il segno dei tre governatori Zaia, Maroni e il forzista e vivrà il clou domenica con la novità dei sindaci - quali ancora è materia di "trattative" - protagonisti sul palco.
Una Liga veneta che non ha il tempo di tirare il fiato nè di gongolare sul consenso crescente confermato dai sindaci vinti alle ultime comunali. A tenerla sulla corda ci sono le dispute interne, difetto ereditato dal passato, anche se più contenute. Lunedì la provincia di Rovigo è stata commissariata dopo le dimissioni di sette componenti del direttivo fedeli all’ex segretario Contiero con il partito affidato all’uscente e riconfermato Tommaso Zerbinati. Prima della pausa a luglio - oltre alla vicenda Mondardo - erano ripresi i provvedimenti disciplinari: i ricorsi sulle espulsioni più spinose, quelle del sindaco di Carceri, Businaro e dell’ex segretario di Treviso, Chinellato, verranno discussi lunedì a Milano dal Comitato di garanzia.
Se il commissariamento di Rovigo non è granchè significativo visto che la baruffe in Polesine sono un classico, a rendere l’aria frizzante si aggiungono invece varie fibrillazioni cui non è estranea la prospettiva di elezioni politiche nel 2017. Due esempi. A Vicenza, al congresso di gennaio, si annuncia battaglia tra il gruppo capeggiato dagli ex tosiani Bizzotto-Finozzi-Mondardo e l’ala Ciambetti-Lanzarin-Finco. A Padova non è un mistero la rivalità tra i due leader, il sindaco e presidente della Liga veneta, Massimo Bitonci e l’assessore regionale allo Sviluppo, Roberto Marcato, "mister preferenze": i due hanno "resistito" insieme agli attacchi di Tosi e dei tosiani, fianco a fianco hanno strappato la città alla sinistra "contro tutti e contro tutto" ma poi - ancor prima del congresso veneto di febbraio in cui Bitonci è diventato presidente del partito - le cose sono cambiate. Bitonci per altro rivendica pieni poteri sulle questioni della città (vedi i contrasti col governatore Zaia sul progetto del nuovo ospedale) ed è un fatto che oggi il destino del Comune di Padova sia diventato "il tema" anche rispetto agli assetti nella Liga. 
A increspare le acque, poi, è intervenuta ieri la storia della secessione. Matteo Salvini infatti ha presentato il raduno di Pontida - dove è stata allestita una mostra con tutti i manifesti della Lega compresi non a caso quelli del ’94-’95, stagione Bossi-Miglio, sul progetto Lega Italia Federale - con queste parole: «La secessione proclamata a Venezia 20 anni è figlia di quella fase storica in cui aveva ragion d’essere, adesso c’è una nuova fase» segnata da No al referendum sulle riforme, dalla spallata al governo Renzi, da nuove elezioni e da un nuovo progetto di centrodestra, incluso l’asse europeo con il Fn di Marine Le Pen (a proposito la giovane Marion, nipote del fondatore, non verrà al raduno ma è stata invitata in Veneto per fine mese). Cosa significano le parole di Salvini? Che l’indipendenza della Padania, primo obiettivo statutario della Lega Nord, è acqua passata? Tra i leghisti duri e puri, come tra i venetisti, c’è chi protesta. A raffreddare gli animi ci pensa Toni Da Re, segretario veneto: «Ha ragione Salvini: agli indipendentisti dico meno sogni e più concretezza. Se in autunno vince il Sì al referendum siamo morti. E’ la pietra tombale, possiamo scordarci federalismo, autonomia e indipendenza. È chiaro a tutti qual è la posta in gioco?». 
Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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