Iris Setti, chi era la donna aggredita e uccisa da un senza tetto in un parco a Rovereto: stava andando a casa della madre

La donna, 61 anni, è morta in ospedale a Trento a causa dei traumi e delle ferite riportate

Domenica 6 Agosto 2023 di Veronica Cursi
Iris Setti, chi era la donna aggredita e uccisa da un senza tetto in un parco a Rovereto: stava andando a casa della madre

Passeggiava nel parco Nikolajevka a Rovereto. L'aveva attraversato tante volte per andare a trovare l'anziana madre che vive poco distante da lì, sul Lungo Leno. Sono le 22.30 quando Iris Setti, 61 anni, viene aggredita alle spalle da un senza tetto straniero che sbuca all'improvviso.

L'uomo, in preda a una furia terribile, la immobilizza, la butta per terra, urla, poi tenta di violentarla: le abbassa i pantaloni, calci e pugni in faccia. Iris prova a liberarsi. Le sue grida disperate si sentono nel buio della notte. I residenti delle case vicino al parco si affacciano alle finestre. E' buio. Non riescono a capire cosa stia succedendo, né da dove arrivino quelle grida. Qualcuno, però, riesce a vedere la scena: Iris sdraiata per terra, l'uomo a cavalcioni sopra di lei, urla: «Aiuto, aiuto, cosa stai facendo?». Il senza tetto, un uomo di 40 anni già noto alle forze dell'ordine, a quel punto scappa e si dilegua. 

Il senza tetto aveva già aggredito

Iris ha il volto tumefatto, non si muove. Inutile la corsa in ospedale a Trento: muore a causa dei traumi e delle ferite riportate. Intanto l'uomo fuggito, viene ritracciato dopo poco dai carabinieri, che lo arrestano per omicidio. Lo conoscono bene a Rovereto. Lo scorso anno aveva danneggiato una via della città, assalendo delle persone e camminando sulle auto. Il 40enne aveva anche aggredito i carabinieri e gli agenti della polizia locale di Rovereto che erano intervenuti per fermarlo.

 

Il dolore del sindaco

«Siamo provati per il dolore infinito che una tragedia come questa provoca ma allo stesso tempo vogliamo capire cosa non ha funzionato», dice all'ANSA il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga. Il primo cittadino è arrivato sul luogo dell'aggressione pochi minuti dopo, avvisato mentre si trovava a poca distanza per la tradizionale cena di condivisione in centro storico per le celebrazioni della patrona della città. «Io non voglio accusare nessuno - prosegue Valduga - il dolore della comunità è profondissimo. Ma, allo stesso tempo, abbiamo bisogno di capire. Di fare domande alle quali devono essere date risposte, cioè che cosa in un sistema non funziona. L'altra volta l'aggressore era stato immobilizzato in pieno giorno e si era riusciti a contenerne la furia. Quindi non possiamo immaginare che ci si limiti ad esprimere il dolore: c'era stato un precedente che dobbiamo capire se poteva evitarci quanto accaduto. Qui non c'entra il luogo in cui è successo o l'ora, ma lo stato di questa persona, che era conosciuta», conclude Valduga. 

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