Alessandra Moretti «tra insulti
e tailleur sbagliati» non arretra

Venerdì 24 Luglio 2015
Alessandra Moretti
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Dopo l'articolo pubblicato ieri sulla nostra edizione cartacea, Alessandra Moretti, capogruppo dem in Consiglio regionale del Veneto ha preso carta e penna e ha scritto al direttore del giornale, Roberto Papetti.

Questo il testo.

«Caro direttore, l’articolo di Mario Ajello, pubblicato ieri dal suo giornale, ha colto il cuore della questione: qualunque cosa io dica o faccia diventa un caso che si propaga con forza virale.

Le confesso che l’impatto su di me è stato anche doloroso: se le critiche sono il sale della democrazia e chi si impegna in politica deve accettarle per migliorare ogni giorno, gli insulti sono per chiunque qualcosa di difficile da metabolizzare. Mi aiuta il sostegno di chi, col rispetto che ognuno di noi deve all’altro, con parole anche franche, mi chiede di andare avanti comunque.

Con il coraggio e il sorriso di sempre.

Lo stesso Ajello rileva che, come tante donne, anche io mi metto spesso in gioco. E' vero, ed è precisamente quello a cui non voglio rinunciare. Non voglio abdicare alle mie idee, anche quando quella forza virale diventa un'onda che finisce per esaltare esclusivamente una battuta, minimizzando i contenuti di un impegno quotidiano.

Non arretro.

Non perché superba o convinta di avere i "superpoteri", ma solo perché mi considero una donna come tante, che in tanti ambiti della società si mettono in gioco.

Ritengo sia mio dovere, proprio perché particolarmente esposta di fronte all’opinione pubblica, non rinunciare o nascondermi. Sarebbe un passo indietro ingiusto ed irrispettoso nei confronti di queste, tante donne che incito a non arretrare, a farsi sentire, a dire la loro.

Donne che ogni giorno fanno i conti con gli equilibrismi della conciliazione tra famiglia e lavoro e che, a fronte di un fardello spesso eccessivo, credono nel diritto di conquistare un proprio spazio.

Persone in cui, da mamma e donna, mi riconosco.

In tutto questo sta il mio personale "antivirus". Con tutti i miei pregi e difetti, con tutti gli errori che posso aver commesso, che potrò commettere e che potrò correggere. Mia nonna mi ripete spesso: "Solo chi non lava i piatti non ne spacca mai nessuno", è semplice, ed è vero.

Ringrazio Ajello per avermi invitato al terreno di confronto che più mi interessa: il Veneto. Credo che nelle nostra regione molte cose possano essere migliorate e mi adopererò perché questo accada, puntando sulla forza autonomista della nostra terra, che è un pregio da coltivare a patto che non ci si rinchiuda in una gabbia. Il mondo è fatto sempre più di relazioni e comunicazione, di condivisione di idee e percorsi. Aprirsi al cambiamento con la propria identità, non blindarsi orgogliosamente in un fortino dorato: questa ritengo sia la strada da percorrere.

Credo che anche in una terra come la nostra, dove il lavoro è il pane quotidiano, una riforma come quella del Jobs Act sia stata necessaria per invertire il senso di marcia: gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato e la regolazione a tutele crescenti dei nuovi contratti hanno prodotto un risultato eccezionale.

In Veneto i nuovi lavori a tempo indeterminato, che rappresentano uno stop alla dinamica micidiale della precarietà, sono cresciuti al ritmo di una media del 51% nei primi sei mesi dell'anno, con picchi del 77% nel mese di aprile. E a giugno si è registrato un incremento del 55%: 9500 posti di lavoro contro i 6500 del 2014.

Ritengo inoltre che la lotta alla corruzione messa in campo dal governo aiuterà questa terra sconvolta dallo scandalo Mose ad avere più fiducia in un’istituzione, la Regione, che ha il dovere di essere immune dalla corruttela. Va in questo senso la nostra proposta di istituire il Garante regionale per la tutela della legalità. Questo con l’obiettivo di rafforzare la vigilanza, in particolar modo sulle procedure di appalti, contratti e concessioni.

E credo anche che abbassare la tasse sia una cosa di sinistra: un Paese che ha il 43,3% di pressione fiscale, dove ogni cittadino spende in tasse più di 900 euro ogni anno rispetto alla media europea, ha urgenza di essere normalizzato, proprio ora che stiamo agganciando la ripresa. Essere progressista vuol dire cambiare: chi resta fermo è conservatore.

Come capogruppo del Pd in Consiglio Regionale porterò avanti con tenacia le proposte e le riforme annunciate in campagna elettorale: dai sostegni alle aziende che assumeranno giovani, ai maggiori finanziamenti per una vera lotta alla povertà, fenomeno che coinvolge in misura sempre crescente le famiglie venete. Ritengo che, sul modello della Regione Friuli Venezia Giulia, vada adottata anche in Veneto una forma di sussidio non assistenzialista bensì attiva, che accompagni chi è disoccupato ad intraprendere un nuovo percorso professionale. Proporremo, tra le altre cose, anche una legge antidiscriminazione, per la nomina volontaria del fiduciario sanitario, in modo che tutti i cittadini veneti abbiano la possibilità di designare una persona che abbia accesso alle strutture di ricovero e si prenda carico delle diverse, delicate, esigenze.

Infine, direttore, lei lo sa meglio di me, le campagne elettorali si vincono e si perdono. Non di certo per un tailleur, come alcuni hanno cercato di banalizzare. Quella in Veneto l'ho persa prima di tutto io. La cosa importante è continuare a svolgere il proprio ruolo con serietà, onestà e tenacia e imparare dagli errori commessi per migliorarsi sempre. E’ con questo spirito che voglio andare avanti».

Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 16:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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