Medicina, stop ai "fuorisede": scuole
di specializzazione solo per i veneti

Domenica 10 Agosto 2014 di Daniela Boresi
Medicina, stop ai "fuorisede": scuole di specializzazione solo per i veneti
11
VENEZIA - Da una parte perde la battaglia per l'indipendenza e dall'altra riesce a mettere a segno, unica regione in Italia, una legge che la equipara alle regioni a statuto speciale. La doccia scozzese per il Veneto si consuma nell'ambito di 24 ore: dopo il pronunciamento del governo contro il referendum, arriva la notizia che la Corte Costituzionale ha recepito la legge regionale numero 9 del 2013, legge che era stata impugnata dal Governo ma poi ritenuta legittima dalla Corte Costituzionale ed ora riconosciuta anche dal Miur.



La legge consente al Veneto di riservare i posti delle specializzazioni in Medicina a chi si è laureato in regione (indipendentemente da dove provenga), di godere di borse di studio e gli impone pure di lavorare per due anni dopo il termine della specialità in un ospedale veneto. Naturalmente retribuito.

Una rivoluzione applicata solo in Trentino Alto Adige e in Valle d'Aosta. Ma come funzione il meccanismo? É semplice. Per accedere alle specialità ci saranno due "corsie": il Ministero indice un concorso nazionale con circa 5500 posti e ai vincitori verrà assegnato un posto (chi primo arriva, meglio alloggia naturalmente). In Veneto questi posti possono andare a chiunque sulla base della graduatoria. Con questa nuova legge la Regione ha istituito un secondo meccanismo che permette a chi ha studiato a Padova e Verona di avere il posto garantito.



Da quest'anno ci saranno 92 neo medici a cui vengono riservati i posti (fuori dalla graduatoria nazionale) negli ospedali del Veneto. A loro sono anche destinate borse di studio per un totale di 10milioni di euro (per il percorso completo). Una volta ottenuta la specialità, il medico sarà però obbligato a prestare servizio (retribuito) in un ospedale veneto. Di fatto viene loro assicurato il lavoro. Questi posti non possono in alcun modo essere assegnati a persone che non hanno completato l'iter formativo in Regione.



«In questo modo – sottolinea il presidente della V Commissione Leonardo Padrin, che ha seguito passo passo il provvedimento con il segretario della sanità Domenico Mantoan - la Regione investe risorse proprie per mantenere e sviluppare il sapere che si forma a Padova e Verona nelle scuole di medicina. Una scelta che è stata rispettata dal Governo specialmente dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del ricorso che il Consiglio dei Ministri aveva presentato contro la Regione Veneto proprio per i contenuti della legge».

L'iniziativa regionale si era resa necessaria dal momento che, con l'avvio della graduatoria nazionale per l'assegnazione dei contratti, i contratti di formazione finanziati dal Veneto sarebbero potuti andare a un medico laureato in qualsiasi università italiana, vanificando il percorso virtuoso di formazione di professionisti destinati a restare al servizio della sanità e delle università venete.



«Anche questa battaglia è vinta: i soldi della Regione Veneto resteranno ai medici laureati in Veneto e al servizio dell'eccellenza della sanità regionale, la prima in Italia – è il commento del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia - Anche la Consulta ha riconosciuto la giustezza delle nostre ragioni, pronuncia che io voglio interpretare soprattutto come riconoscimento alla qualità dei nostri sanitari e delle nostre strutture contro burocrazie romane spesso troppo inclini a premiare gli spreconi e penalizzare i virtuosi».

Ultimo aggiornamento: 09:10

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci