«Mose, la tangente non è stata provata»:
niente multa all'ex magistrato alle acque

Sabato 6 Febbraio 2016 di Gianluca Amadori
«Mose, la tangente non è stata provata»: niente multa all'ex magistrato alle acque
3
VENEZIA - Non c’è prova che Maria Giovanna Piva, in qualità di presidente del Magistrato alle acque di Venezia, abbia percepito somme illecite dall’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati.
Lo sostiene la Commissione tributaria di Venezia nella sentenza con cui, lo scorso dicembre, ha annullato quattro avvisi di accertamento che l’Agenzia delle Entrate ha inviato all’ex dirigente per contestarle il mancato pagamento delle imposte sull’ammontare complessivo di un milione e 600mila euro, pari alle presunte "mazzette" che la Procura di Venezia le ha contestato, nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Mose, per ciascuno degli anni 2005, 2006, 2007 e 2008.
La commissione presieduta dal giudice Leonardo Tantulli ritiene che non siano sufficienti le confessioni rese da Mazzacurati, in quanto non adeguatamente riscontrate. L’unica conferma agli atti delle indagini della Guardia di Finanza arriva dall’allora aministratore delegato del gruppo Mantovani, Piergiorgio Baita, il quale però parla della vicenda de relato, spiegando di aver contribuito per metà della somma (200mila euro annui), ma precisa di non aver mai assistito ai versamenti alla dottoressa Piva.
L’ex presidente del Magistrato alla acque di Venezia è in attesa di essere processata per corruzione in sede penale (udienza fissata davanti al Tribunale per il 14 aprile) e continua a dichiararsi innocente, sostenendo che Mazzacurati l’ha ingiustamente accusata per vendicarsi del fatto che si oppose al progetto del Cvn sulle cerniere delle paratie, imponendo una diversa soluzione tecnica. Ciò determinò un’insanabile frattura nei rapporti con Mazzacurati il quale si diede da fare per ottenere il trasferimento della Piva a Bologna sei mesi prima della scadenza naturale del suo mandato. 
La Commissione Tribunaria rileva che ci fu «una qualche discontinuità» tra la gestione Piva e quella del suo predecessore, Patrizio Cuccioletta (il quale ha confessato di essere stato al soldo di Mazzacurati e ha patteggiato la pena) e non si può «ritenere provata, neppure induttivamente, la percezione da parte della ricorrente di elargizioni di denaro da parte del Consorzio».
In sede penale la Procura contesta alla dottoressa Piva, come provento di corruzione, anche un incarico di collaudo per l’ospedale di Mestre per il quale ricevette 327mila euro. Su quel compenso, però, l’ex presidente del Magistrato alle acque ha pagato le tasse e, dunque, l’Agenzia delle Finanze non ha avuto nulla a che ridire.
L’assoluzione in sede Tributaria non ha ovviamente un effetto diretto sul procedimento penale, ma la difesa della dottoressa Piva, rappresentata dal professor Emanuele Fragasso, potrà giocare una carta in più per cercare far scagionare definitivamente la sua assistita.
Ultimo aggiornamento: 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci