SAVOGNA (Udine) - Questa mattina un gruppo di clandestini è stato rintracciato in due momenti diversi nel piccolo paesino friulano di Masseris - 45 residenti - al confine con la Slovenia, nel Comune di Savogna (Udine). Segnalati da alcuni cittadini del posto, sono stati poi identificati da carabinieri e polizia.
Sono 25, afghani e pakistani; tra loro un minore non accompagnato che si aggiunge agli altri già a carico del piccolo Municipio il cui sindaco, Germano Cendou, si dichiara fortemente preoccupato: «In dieci giorni tre rintracci con 70 persone individuate - dice -; gli under 18 pesano molto sul bilancio di un Comune piccolo come il nostro anche se la Regione ha assicurato che coprirà le spese, ma non si sa quando e come. Intanto dobbiamo anticipare noi, e questo ci crea grossi problemi». I clandestini passano per i boschi: dal valico confinario di Polava, un’area semi deserta, e dal monte Matajur, diviso tra Italia e Slovenia.
«Mio figlio, che fa parte del Cai, durante un’escursione lungo i sentieri ha trovato diversi documenti di identità strappati e gettati via; evidentemente sono degli immigrati che si liberano di passaporti e carte personali per entrare in Italia senza problemi, ed essere accolti, facendo richiesta di asilo politico - riferisce Cendou -. Questi documenti, da cui si evince il loro primo fermo e controllo in Ungheria, sono stati consegnati subito ai carabinieri».
Il prefetto sloveno di Tolmino, Zdravko Likar «Con cui abbiamo sempre collaborato, e ci ha comunicato la recente intensificazione, sulla parte della Slovenia, dei controlli in prossimità dei confini. Per noi questa è una vera emergenza, cui da soli siamo in grado di fare fronte. Lo abbiamo fatto presente anche all’assessore regionale Fvg Torrenti».
Oggi in Slovenia sono presenti circa 700 richiedenti asilo di cui circa 45 minori; i centri di accoglienza sono due e sono situati a Lubiana e a Postumia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Sono 25, afghani e pakistani; tra loro un minore non accompagnato che si aggiunge agli altri già a carico del piccolo Municipio il cui sindaco, Germano Cendou, si dichiara fortemente preoccupato: «In dieci giorni tre rintracci con 70 persone individuate - dice -; gli under 18 pesano molto sul bilancio di un Comune piccolo come il nostro anche se la Regione ha assicurato che coprirà le spese, ma non si sa quando e come. Intanto dobbiamo anticipare noi, e questo ci crea grossi problemi». I clandestini passano per i boschi: dal valico confinario di Polava, un’area semi deserta, e dal monte Matajur, diviso tra Italia e Slovenia.
«Mio figlio, che fa parte del Cai, durante un’escursione lungo i sentieri ha trovato diversi documenti di identità strappati e gettati via; evidentemente sono degli immigrati che si liberano di passaporti e carte personali per entrare in Italia senza problemi, ed essere accolti, facendo richiesta di asilo politico - riferisce Cendou -. Questi documenti, da cui si evince il loro primo fermo e controllo in Ungheria, sono stati consegnati subito ai carabinieri».
Il prefetto sloveno di Tolmino, Zdravko Likar «Con cui abbiamo sempre collaborato, e ci ha comunicato la recente intensificazione, sulla parte della Slovenia, dei controlli in prossimità dei confini. Per noi questa è una vera emergenza, cui da soli siamo in grado di fare fronte. Lo abbiamo fatto presente anche all’assessore regionale Fvg Torrenti».
Oggi in Slovenia sono presenti circa 700 richiedenti asilo di cui circa 45 minori; i centri di accoglienza sono due e sono situati a Lubiana e a Postumia.
