«Sembrava una spedizione punitiva», si legge nella denuncia che ha fatto scattare le indagini della Procura capitolina. Nel mondo alla rovescia di Ama, l’azienda municipalizzata all’Ambiente di Roma, succede che 2.064 dipendenti (quasi uno su tre) possano sottrarre indisturbati circa 300mila litri di carburante dai mezzi usati per raccogliere i rifiuti e spazzare le strade, mentre tre colleghi che onestamente hanno segnalato i furti vengano brutalmente aggrediti a calci e pugni sul posto di lavoro da un energumeno sudamericano. Come se si trovasse in una scena del film “Rambo”, l’uomo - mentre teneva a bada due «tecnici operativi territoriali» di Ama - ha strappato a morsi una lattina e l’ha usata per sfregiare al volto il terzo.
LA DINAMICA
La terza vittima è D.B.: arriva in quegli stessi frangenti al lavoro e, non appena varca la soglia dell’androne, viene aggredito dall’energumeno con pugni al volto e calci che gli causano la distorsione di una caviglia. A un certo punto, non contento, l’uomo tira fuori una lattina dalla tasca, la strappa con i denti e usa la lama per colpirlo, procurandogli una ferita lacero-contusa al viso. Per le lesioni riportate ha avuto 10 giorni di prognosi.
I SOSPETTI
La ragione del raid? Gli unici potenziali “nemici” che potevano meditare vendetta, secondo i tre «tecnici operativi territoriali», sono i colleghi che loro stessi hanno segnalato all’azienda come presunti responsabili di furti di carburante dai mezzi Ama. Sarà una coincidenza, ma l’agguato è avvenuto tre giorni dopo che le vittime avevano riferito all’Organismo di vigilanza aziendale dettagli e nomi sugli ammanchi di gasolio. Insomma, come spiegano nella denuncia presentata in Procura dal loro legale Giuseppe Sabato, sono stati vittime di una «spedizione punitiva» per aver fatto il loro dovere. Non tutti trovano questo coraggio e preferiscono tacere pur di evitare conseguenze nefaste. Come nei peggiori contesti omertosi.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout