Roma, rubavano gasolio all'Ama durante i turni e lo rivendevano per arrotondare lo stipendio: netturbini patteggiano la pena

Un doppio lavoro illegale che ha fatto finire sul banco degli imputati un gruppo di netturbini. Ieri, cinque di loro, insieme a due complici, hanno patteggiato pene che vanno da un anno e 11 mesi a due anni e tre mesi di reclusione

Venerdì 24 Febbraio 2023 di Michela Allegri
Roma, rubavano gasolio all'Ama durante i turni e lo rivendevano per arrotondare lo stipendio: netturbini patteggiano la pena

Boicottavano i turni di servizio, lasciando sporche le strade della Capitale e svuotando i serbatoi dei furgoncini dell'Ama: il carburante, rubato di notte, veniva rivenduto per arrotondare lo stipendio.

Un doppio lavoro illegale che ha fatto finire sul banco degli imputati un gruppo di netturbini. Ieri, cinque di loro, insieme a due complici, hanno patteggiato pene che vanno da un anno e 11 mesi a due anni e tre mesi di reclusione. Per altri 18, tra clienti - accusati di ricettazione per avere comprato benzina rubata - dipendenti della municipalizzata, ritenuti responsabili di avere sottratto centinaia di migliaia di euro all'azienda comunale, utilizzando per fini privati - magari facendo il pieno alla propria auto - le carte prepagate di rifornimento benzina destinate ai mezzi Ama.

LE CONTESTAZIONI

Ma ecco le contestazioni, mosse dal pm Carlo Villani, nei confronti dei 7 che hanno deciso di patteggiare. A seconda delle posizioni, sono accusati di associazione a delinquere e peculato. Secondo la ricostruzione della Procura, le sottrazioni di carburante sarebbero avvenute nella sede dell'associazione sportivo-dilettantistica Tiro al Volo, in via di Lunghezzina, messa a disposizione del gruppo da Daniele Conti, che ha patteggiato una pena a 2 anni di reclusione. La base logistica si sarebbe poi spostata in un deposito in via Poggio Sannita, di Sandro Savini - anche per lui la pena è stata di 2 anni -, e in un altro magazzino in via della Tenuta del Cavaliere, di Daniele Cianconi. Per l'accusa, il capo del gruppo, organizzatore delle razzie, era Simone Daniele, che ieri ha concordato una pena di 2 anni e 3 mesi. Dalle indagini - si legge negli atti - è emerso che «dettava le metodologie operative da adottare» per depredare i mezzi Ama. Ha patteggiato la pena anche Massimiliano Ponzo, meccanico del deposito aziendale di Rocca Cencia: il suo compito era quello di individuare i clienti a cui vendere il carburante. Della banda di 7 faceva parte anche Cristian Argeni, che avrebbe eseguito diverse operazioni di travaso. I fatti contestati vanno dal febbraio al maggio 2021: le ruberie non si sono fermate nemmeno quando il caso era già venuto a galla, i responsabili sapevano di essere indagati e, addirittura, l'azienda aveva avviato una serie di verifiche interne.

LE INTERCETTAZIONI

Con la tecnica del «risucchio» i sette sarebbero riusciti a riempire fino a cinque taniche a notte, sottraendo il gasolio dai mezzi di servizio dell'azienda. A fare scattare l'inchiesta, le dichiarazioni di una "pentita": ha spiegato che il carburante rubato veniva rivenduto ai centri di autodemolizione a un euro al litro, con un guadagno di circa 100 euro a sera.
Per ricostruire i diversi episodi sono stati fondamentali le intercettazioni e i pedinamenti degli indagati. Proprio dalle conversazioni captate è emerso un dettaglio pesante: per giustificare i mancati giri di raccolta alcuni indagati raccontavano di avere danneggiato i furgoncini, di avere rotto fusibili e, addirittura, cercato di tagliare i fili dei freni.

 

LE CARTE

A rischio processo ci sono i clienti del giro illegale. Ma anche altre 7 dipendenti Ama accusati di avere utilizzato in modo indebito le tessere carburante messe a disposizione dall'azienda comunale. Per l'accusa, per esempio, Stefano Cirulli e Massimo Farotti si sarebbero accordati con un benzinaio in via Flaminia Nuova che li avrebbe aiutati a sottrarre gasolio e benzina: si sarebbero appropriati di prodotto, rispettivamente, per 104.161 euro e per 97.381 euro. In questo caso i fatti sarebbero stati commessi nel 2018 e fino al 5 aprile 2019. Altri cinque dipendenti infedeli, invece, avrebbero utilizzato le carte carburante intestate all'Ama per fare rifornimento a mezzi privati.Ora rischiano tutti il processo.

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