Il veto della Lega Nord ad alleanze con Forza Italia alle prossime Comunali del Veneto - deliberato a novembre dagli organismi regionali e rilanciato venerdì da Matteo Salvini - in risposta allo sgambetto degli azzurri che in autunno fece saltare la giunta Bitonci, può produrre effetti soprattutto a Padova. Non a Verona, l'altro capoluogo - con Belluno - chiamato al voto dove «i rapporti tra noi e gli azzurri sono ottimi» assicura Paolo Paternoster, segretario provinciale del Carroccio, «tanto che insieme abbiamo appena vinto le elezioni provinciali, l'unico successo del centrodestra in Veneto».
La situazione incandescente è a Padova. Dove da una parte c'è un partito compatto attorno al sindaco uscente, che è anche presidente della Liga veneta, dall'altra una Forza Italia sfilacciata e divisa tra chi punta dritto a ripetere il patto con Bitonci (Mosco, Lodi, Cavatton, Turrin) e chi invece, come l'ex coordinatore provinciale Simone Furlan, è pronto ad andare da solo con un proprio candidato per fare «il polo dei moderati» pur di «non finire al guinzaglio della Lega». E Furlan è vicino a Marco Marin, senatore e coordinatore regionale. Contro cui ha preso posizione Elena Donazzan, assessore regionale. Marin continua a tacere. Tra i suoi c'è chi dà questa chiave di lettura: «Il veto di Salvini rientra nella dialettica con Berlusconi, è una questione nazionale più che veneta». Bitonci vuol prima chiudere il conto aperto e chiede la testa di Marin che - non va dimenticato - è titolare del potere di assegnare il simbolo di Fi.
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