Caro energia, in Veneto un conto da 9 miliardi per famiglie e imprese: «Aumento insostenibile»

Venerdì 11 Febbraio 2022 di Angela Pederiva
Piazza San Valentino
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VENEZIA - Ieri sera anche le città e i paesi del Nordest sono rimasti al buio, Comuni spenti per iniziativa dell'Anci. La protesta è stata indetta nell'ennesima giornata caratterizzata dall'allarme per il caro-energia: ultimo in ordine di tempo, l'annuncio sulla possibile chiusura del Palaghiaccio di Alleghe, per l'insostenibilità della bolletta.

Del resto la Cgia di Mestre è stata chiara, nel suo calcolo del rincaro previsto per il 2022, al netto delle misure attualmente allo studio del Governo: quasi 9 miliardi per il solo Veneto.


LE STIME

In questo quadro preoccupano le parole pronunciate da Paolo Gentiloni, commissario dell'Unione europea agli Affari economici, presentando le stime invernali: «Ci si attende che i prezzi dell'energia restino alti per un lungo periodo e questo creerà problemi su alcune categorie di beni e servizi». L'ufficio studi dell'associazione degli artigiani, coordinato da Paolo Zabeo, ha quantificato l'aggravio veneto in 2,5 miliardi per le famiglie e 6,4 per le imprese, con un possibile impatto occupazionale per 35.000 addetti delle aziende energivore. Stando a un'indagine dell'Unione europea delle cooperative, realizzata a livello nazionale, per oltre 1 azienda su 4 (27%) il caro-energia rischia di far saltate i piani di sviluppo del 2022, «mettendo una seria ipoteca sulla crescita del Paese in termini di economia e lavoro».
In risposta a questo problema, il Codacons promuove anche in Veneto una causa, affinché i soggetti danneggiati dai rincari delle tariffe di luce e gas possano chiedere ai giudici amministrativi di sospendere gli incrementi disposti dall'autorità regolatoria Arera a partire da 1° gennaio. «Per la prima volta afferma il presidente Carlo Rienzi consumatori, commercianti e imprese creano un fronte comune per difendersi dal caro-bollette. La nostra iniziativa legale diventa così un maxi-ricorso collettivo al Tar al quale stanno già aderendo centinaia di utenti e piccole attività in tutta Italia».


LE TESTIMONIANZE

Angelo Zanon, titolare di un'impresa di minuterie metalliche a Vazzola (Treviso), è il presidente della meccanica e subfornitura di Confartigianato della Marca. «La mia ditta spiega ha visto salire la bolletta da 15.000 a 26.000 euro al mese. Al problema dell'energia si sommano poi anche gli aumenti di materie prime come l'acciaio, l'ottone e l'alluminio, compreso fra il 30% e il 100%. Con questi numeri, diventa difficile fare margini. E come mi confermano anche molti colleghi del settore, dobbiamo sopportare pure la mancanza di manodopera: generici e specializzati, gli operai sembrano spariti».
Giovanni Salvalaggio, presidente del comparto meccanica di Cna Veneto, accanto a un'azienda di macchine alimentari a San Martino di Lupari (Padova) gestisce pure un pastificio di prodotti senza glutine. «È qui che abbiamo serie difficoltà afferma ora che la bolletta è passata da 27.000 a 49.000 euro l'anno, solo per l'energia elettrica, senza contare cioè il gas e la materia prima, che a sua volta è aumentata del 30%. Abbiamo ridotto il nostro margine per contenere il rincaro dei prezzi, ma ci prepariamo già a un calo degli ordini. Con il consorzio per l'energia Ape, costituito all'interno della nostra associazione, siamo riusciti ad avere la forza contrattuale per ottenere una riduzione da 27 a 19 centesimi al kilowatt. Però questo non basta, ho colleghi che hanno visto crescere la bolletta da 8.000 a 14.000 euro al mese, un ritmo del genere non è sopportabile e difatti si nota un rallentamento della produzione».


LE PROTESTE

Per dare un segno tangibile della protesta, alle 20 di ieri sono stati spenti simbolicamente 3.000 Comuni in Italia. Anci Veneto, guidata da Mario Conte, ha fatto propri i timori espressi dall'associazione a livello nazionale: «Le stime dell'aggravio sono di ben 550 milioni all'anno, una cifra elevatissima se si pensa che i costi dell'energia elettrica variano tra 1,6 e 1,8 miliardi l'anno». Ha confermato il leader Antonio Decaro: «Abbiamo scelto di spegnere per qualche minuto monumenti ed edifici pubblici simbolici, per richiamare l'attenzione del Governo. È un problema che riguarda tutti, dalle aziende, alle famiglie fino agli enti locali. Un rincaro stimato del 30% non ci permetterebbe di chiudere i bilanci e potremmo essere costretti a tagliare servizi essenziali, a cominciare dalla pubblica illuminazione che svolge un ruolo fondamentale anche in termini di sicurezza urbana». Da Udine la testimonianza del sindaco Pietro Fontanini: «Già nel 2021 i costi erano passati da 1,045 milioni a 1,655 milioni. Per il 2022 è previsto un ulteriore aumento: dovremmo spendere circa 1,750 milioni».
Oggi a manifestare sarà la marineria di Chioggia, a cui assicura solidarietà l'europarlamentare Rosanna Conte: «Il rincaro dei prezzi dei carburanti sta rendendo ancora più acuta la crisi del settore che si trascina da tempo. Ricordo che la pesca è il settore dell'Ue che paga in media più imposte sull'energia dopo il trasporto su strada».

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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