Dopo il maltempo, il fungo killer: l'anno nero per la vendemmia in Friuli

Martedì 19 Settembre 2023 di Antonella Lanfrit
La vendemmia

 La vendemmia 2023 in Fvg ad oggi fa registrare una produzione ridotta del 15% rispetto allo scorso anno e la tendenza è a crescere verso un 20 per cento, se saranno confermate le previsioni meteo che indicano. Sarebbe l’ulteriore mazzata su una stagione durante la quale, causa acqua, ha rialzato il capo la Peronospora, limitando la quantità del raccolto, e la grandine ha “picchiato” duro sulle zone più produttive, come il codroipese e lo spilimberghese. Il presidente di Assoenologi Fvg, Matteo Lovo, aggiorna così il report che Assoenologi nazionale ha redatto insieme a Unione italiana vini e Ismea, dando un calo del dieci per cento in regione. 


PEGGIORAMENTO


«Una percentuale andata in crescendo appena si è entrati in campo», aggiorna il presidente Lovo, che conferma un’altra caratteristica di quest’annata: «Una sintesi complessiva riguardo la quantità è difficile, perché meteo e grandine hanno creato condizioni diverse da zona a zona, una situazione a macchia di leopardo». E poi c’è l’altro parametro, la qualità: «Onestamente non potremo archiviarla come una grande annata – premette Lovo -, ma è innegabile che per i bianchi la valutazione sia positiva. Quanto ai rossi, molto è affidato all’andamento climatico delle prossime settimane, ma in generale potremo considerarli più freschi e immediati. Quanti hanno lavorato bene in campo dopo le grandinate e fanno selezione dell’uva durante la vendemmia, porteranno a casa qualità». Di certo, sottolinea il presidente, «un ruolo importantissimo in questa annata lo avranno gli enologi in cantina, perché occorre mettere in atto tutte le conoscenze per ottimizzare i risultati rispetto alla materia prima che arriverà». Nonostante, infatti, il Friuli Venezia Giulia «conosca molto bene la Peronospora e la sappia tenere a bada, data la sua storia di regione piovosa, quest’anno essa ha comunque lasciato il segno», analizza il presidente Lovo.

Il fungo, per il quale non esiste un antidoto definitivo, si anima e propaga con la pioggia e, quindi, nella stagione 2023 ha trovato un ambiente ideale per prosperare. «Si pensi che in regione in un’annata siccitosa come quella dell’anno scorso si fanno di solito 9 trattamenti contro la Peronospora nei vigneti – puntualizza il tecnico -. Quest’anno si è arrivati a farne 15, ma si è diffusa comunque, anche perché la pioggia si è ripresentata quando i trattamenti hanno dovuto essere sospesi per la prossimità della vendemmia». 


LA MAPPA


Se tutti i vigneti ne hanno sofferto, in alcune zone il problema è stato più intenso. «Si potrebbe dire che sono emerse le vocazioni naturali dei territori – considera Lovo -. In collina, per esempio, gli effetti della pioggia sono stati mitigati dalla ventilazione, che ha ridotto rapidamente l’umidità in campo». La Peronospora non incide direttamente sulla qualità, ma sulla quantità della produzione. Se resta sulle foglie, non crea problemi. Se, però, raggiunge il grappolo, lo secca, rendendolo inutilizzabile. L’imperversare di questa malattia è stata condiviso con tutto il resto d’Italia, tanto che Assoenologi, Uiv e Ismea stimato che potrebbe rivelarsi «la vendemmia più leggera degli ultimi 6 anni, ancora una volta caratterizzata dagli effetti ormai cronici dei mutamenti climatici con decorsi meteorologici incerti e spesso estremi, come l’incremento del 70% delle giornate di pioggia sui primi 8 mesi di quest’anno». Il calo produttivo potrebbe comunque andare a beneficio delle giacenze che, a livello italiano, hanno superato i 49 milioni di ettolitri. «Effettivamente anche in regione negli ultimi mesi si è registrata un po’ di stanchezza. Un’annata meno produttiva potrà permettere di ripartire con più slancio», conclude Lovo. 

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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