Il volo scritto nel destino: «Alessio ce l'aveva dentro fin da quando era piccolo»

Il ritratto del capitano Ghersi: dal 2018 era nella pattuglia acrobatica nazionale

Lunedì 1 Maggio 2023 di Marco Agrusti
Alessio Ghersi, capitano Frecce Tricolori

CAMPOFORMIDO - Quell'idea di volare ce l'aveva dentro prima ancora di imparare a leggere e a scrivere. Camminava da pochi mesi, il 34enne Alessio Ghersi, quando lo zio Giovanni gli fece il suo primo regalo. «Un aereo a dondolo, sul quale saliva mimando il gesto delle ali con le braccia». Aveva circa due anni, e un futuro già scritto che l'avrebbe portato a staccarsi da terra e realizzare il sogno: volare. Nato a Domodossola, ma di origini lucane (la famiglia arriva da Pisticci, provincia di Matera), Ghersi era uno di quei personaggi ai quali la vita riserva un disegno chiaro: voleva volare e avrebbe volato. Da cinque anni, da capitano delle Frecce Tricolori, nella formazione della Pattuglia acrobatica nazionale era "Pony 5", il secondo gregario a destra del capo formazione.

Aveva indossato la divisa della Pan nel 2018. Viveva all'interno del Villaggio azzurro di Campoformido (Ud), una specie di paesino nascosto riservato all'Aeronautica. Lunghi viali, case tutte simili, tanti alberi. Lì sabato mattina erano arrivati parenti e amici: viaggio in treno fino a Udine, poi era stato Ghersi stesso a organizzare il trasferimento al villaggio. Tutti volevano vedere lo show del Primo maggio alla base di Rivolto, pochi chilometri da Campoformido.


IL RICORDO
Tra loro c'era il padre Francesco, che all'ombra degli alberi del Villaggio azzurro non versa lacrime. Dolore composto, fiero, il suo. «Prima della tragedia - racconta - ci siamo visti una decina di minuti, è venuto a prenderci in stazione e siamo arrivati al Villaggio. Poi è andato a fare quel maledetto giro con l'ultraleggero». Poche ore prima era arrivato a Udine anche Sante Ciaccia, 35enne residente a Milano ma originario di Monopoli, in Puglia, la seconda vittima dello schianto. «Il marito di una cugina della moglie di Alessio - spiegano lo zio e il padre del pilota delle Frecce Tricolori morto sabato a Lusevera (Udine) -. Volevano fare un giro, anche altri piloti delle Frecce volano pure dopo l'addestramento ufficiale con aerei privati». «Alessio - spiega lo zio Giovanni, arrivato in giornata da Bologna - volava spesso anche da solo, oltre che con colleghi e conoscenti». Decollava dall'aviosuperficie di Campoformido, come sabato pomeriggio. A conferma di come il volo non fosse un lavoro, ma la sua vita. Una vita che condivideva con i "fratelli" delle Frecce, per i quali organizzava sempre dei barbecue diventati celebri nella base di Rivolto.


LA VOCAZIONE
«A undici anni - spiega ancora papà Francesco - gli regalai un poster con un Tornado dell'Aeronautica (l'aereo di punta della flotta militare fino all'arrivo dell'Eurofighter, primo velivolo su cui poi avrebbe messo le mani Ghersi nella sua carriera, ndr) e lui mi disse che ci avrebbe volato davvero, un giorno. Quel poster era nella sua cameretta. Alessio era così orgoglioso di far parte delle Frecce Tricolori. E noi lo eravamo di lui. Un ragazzo meraviglioso, modesto, tranquillo. Le sue passioni? L'Harley-Davidson (faceva parte di un club di amanti della moto di Fiume Veneto, vicino a Pordenone, ndr) e la chitarra. Ne aveva quattro fin da adolescente». Di figli, invece, Ghersi ne lascia due: hanno due e quattro anni.


LA CARRIERA
Era entrato in Aeronautica militare nel 2007 con il corso Ibis V dell'Accademia Aeronautica. Dopo le scuole di volo (era uno studente modello, una mente brillante che all'ultimo corso aveva preso il massimo con lode) era stato assegnato al 4° Stormo di Grosseto, dove aveva conseguito la qualifica di pilota combat ready sul velivolo Eurofighter, svolgendo attività di difesa aerea sia in ambito nazionale sia in missioni Nato. Selezionato successivamente per le Frecce Tricolori, avrebbe a breve preso parte alla sua quinta stagione acrobatica con la Pattuglia acrobatica nazionale. «Era contento di vivere in Friuli - racconta ancora il padre del 34enne -. Dovevamo cenare assieme prima dell'esibizione». «Cieli blu, Alessio», come si dice a chi lascia questa terra da pilota.

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