PORDENONE - A Casarsa, non certo lo snodo più importante della regione, c’è praticamente tutto: il viaggiatore che arriva, per andare verso Udine, Venezia o Portogruaro, trova l’edicola, la biglietteria, un bar-tabaccheria.
IL VIAGGIO
Prima di pensare alle “colpe” e alle responsabilità (si vedrà in capo a chi stanno, in questo caso), ecco la fotografia della situazione. La stazione Pordenone oggi è solo uno scalo. Sarebbe il più importante della provincia, ma non si nota, se non per le fermate dei vari Frecciarossa, Italo e Railjet austriaco che “nobilitano” i binari. Il resto è un deserto. La prima attività a chiudere è stata l’edicola: un colpo per i viaggiatori, abituati a comprare sempre qualcosa da leggere. Poi è toccato al bar, una specie di istituzione per clienti che a Pordenone arrivavano non solo per poi prendere un treno. Oggi le attività commerciali presenti sono semplicemente zero. Non ce ne sono più. Ma i problemi non sono finiti qui. Le segnalazioni, infatti, sono pressoché continue: durante le ore serali, ad esempio, c’è sempre meno luce. Una questione non da poco durante i lunghi mesi invernali. Un altro nodo è rappresentato dall’ascensore, che dovrebbe rendere possibile l’attraversamento dei primi due binari anche alle persone a mobilità ridotta. Ebbene, nella maggior parte dei casi (e dei giorni) tutto questo non avviene. Il macchinario funziona a singhiozzo: lo si usa per un giorno o due, poi si blocca e così rimane anche per una settimana o più. La manutenzione è continua, ma evidentemente c’è qualcosa che non va a monte. Anche dal punto di vista dell’accessibilità, quindi, la stazione di Pordenone è tra le ultime della regione. Se non l’ultima, considerando solamente i capoluoghi.
SOLUZIONI
Chi dovrebbe prendere in mano la situazione? C’è una società, che si chiama Rfi, che gestisce la parte infrastrutturale del comparto ferroviario italiano. Ma al momento da Roma non filtrano novità sul futuro a breve-medio termine dello scalo pordenonese. «Non abbiamo idea di quando potranno eventualmente riaprire l’edicola e il bar della stazione - spiega ad esempio il vicesindaco cittadino Emanuele Loperfido, che è anche assessore al Commercio -. Per quanto riguarda il bar, ci è solo stato detto che la chiusura è stata dettata dalla necessità di effettuare dei lavori». Sempre a Rfi, poi, compete l’eventuale vendita al Comune del rudere che un tempo ospitava il fabbricato viaggiatori. È tutto fermo, perché la società non ha più inviato all’amministrazione comunale il prezzo finale dell’operazione. Il Comune è ancora intenzionato a trasformare il rudere nell’hub per il trasporto lento, quindi quello legato alle due ruote. Ma senza un’offerta formale da parte di Rfi anche quell’area della stazione di Pordenone rimarrà nell’oblio.