Scuole al via, migliaia di studenti in classe: gli istituti pordenonesi sono i più sicuri in regione

Mercoledì 16 Settembre 2020 di Redazione
Ricomincia la scuola in provincia
PORDENONE - Migliaia di studenti di fronte non ad una sfida, ma alla sfida: dimostrare agli scettici che la scuola ce la può fare. Oggi, dopo il test di lunedì, si torna davvero in classe. Tutti. E si mette in moto una macchina mai vista prima: debutta la squadra speciale del Dipartimento di prevenzione, incaricata di tracciare eventuali contagi; tornano i licei e gli istituti tecnici, pieni di ragazzi nel fiore degli anni; scattano le prove sulla sicurezza. E dal momento che il virus circola, non è escluso che ci saranno dei contagi. Ma la scuola pordenonese si presenta come quella più sicura della Regione, dal momento che ad aderire alla campagna di test preventivi è stato il 76 per cento degli insegnanti. 
IL MESSAGGIO
«Quella sulla scuola - ha detto il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi - è una prova regionale. Nessuno si faccia prendere dal panico e ognuno faccia del suo meglio. Non possiamo permetterci di fermare di nuovo tutto e non vogliamo farlo. La scuola contiene moltissime persone, ma dovremo essere bravi a contenere i singoli casi». E il metodo sarà proprio questo: circoscrivere i contagi, evitando di chiudere interi istituti. Sarà solo l’ultima spiaggia, prima si proveranno tutte le altre strade alternative.
I TIMORI
In provincia di Pordenone, però, le realtà sono molto diverse tra loro. «Ci sono scuole grandi - spiega il consigliere Alessandro Basso - che avranno sicuramente meno problemi, mentre in quelle piccole le singole operazioni saranno più difficili». È in quei casi che si rischieranno le chiusure totali in caso di contagi. «Ma dobbiamo assolutamente evitare l’isteria», ha concluso sempre Basso. Un altro timore riguarda la reazione delle famiglie di fronte ad eventuali emergenze: gli inviti alla calma vogliono proprio evitare che mamme e papà lascino i figli a casa dopo minime avvisaglie. Non dovrà succedere. 
IL QUADRO
Il grande giorno è arrivato, quello delle emozioni, della vita quotidiana che ricomincia, fatta di quella che era considerata fino a sei mesi fa, l’unica certezza: la scuola. Niente abbracci tra compagni, un’emozione frenata dalle mascherine e dal distanziamento. La consapevolezza del rispetto delle regole viene prima di tutto. La paura di ritornare a casa con la didattica a distanza c’è, sia per i genitori che per gli studenti che hanno fatto scorpacciate di videogames e social tra una lezione e l’altra. Regna il timore che il covid possa colpire i familiari con patologie, i più deboli, i più anziani. Mentre suonerà la campanella e gli studenti entreranno in classe in modo composto e silenzioso, molti docenti saranno al Grigoletti per prendere la cattedra annuale, al 30 giugno o al 31 agosto. La scuola è sempre stata in ritardo, ma questa volta c’erano sei mesi di tempo per organizzarsi. «Ho preso una nomina sul sostegno – dichiara soddisfatta Fabrizia Vajana, storica docente precaria uscita dalla porta del liceo Grigoletti – non posso fare nemmeno la specializzazione pur essendomi iscritta perché mi mancano i 24 crediti, l’ultima trovata per farci spendere soldi, come quella delle graduatorie che hanno stravolto i punteggi, mettendo in cattedra anche chi non ha mai insegnato a scapito dei precari che hanno decennale esperienza alle spalle». Le nomine proseguiranno a ritmo serrato, l’obiettivo è mettere tutti in cattedra il prima possibile, per evitare l’orario ridotto agli studenti. Ieri si è assistito ad insegnanti che piangevano in quanto non sono stati loro assegnati gli spezzoni, professori con famiglie da sostenere e una paga decisamente ridotta. «Abbiamo fatto notare che gli spezzoni si possono assegnare per completare la cattedra con l’ordinanza alla mano – ha dichiarato Antonella Piccolo, Cisl scuola – ma questo non è avvenuto, davanti a me insegnanti tremanti e in lacrime per la paura di non riuscire ad arrivare a fine mese. Docenti che sono stati scavalcati per i punteggi errati delle nuove graduatorie provinciali delle supplenze. Le assegnazioni intanto sono proseguite senza tenere conto di chi rivendicava il proprio diritto a vedersi riconosciuto il corretto punteggio di titoli e servizi». 
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